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Monsignor Nuvoli risponde al Circolo UAAR di Bologna denigrando atei e agnostici

16 Dicembre 2011

16/12/2011 COMUNICATO STAMPA del Circolo UAAR di Bologna

Monsignor Nuvoli risponde al Circolo UAAR di Bologna denigrando atei e agnostici

Il circolo UAAR di Bologna ha ricevuto ieri la seguente lettera da monsignor Gian Luigi Nuvoli, economo dell’Arcidiocesi di Bologna.

La sbalorditiva rivendicazione della supremazia della Chiesa, commentata nel nostro comunicato stampa di lunedì scorso, lascia ora il posto a denigrazioni gratuite dei cittadini atei e agnostici, con particolare riferimento a socie e soci UAAR.

Chiediamo in merito una presa di posizione pubblica del Comune e della politica.

Il circolo UAAR di Bologna

Segue il testo ricevuto da <gianluigi.nuvoli@bologna.chiesacattolica.it>.
Le evidenziazioni in neretto sono a nostra cura.

——– Messaggio originale ——–
Oggetto:     risposta a comunicato stampa
Data:     Thu, 15 Dec 2011 15:19:45 +0100
Mittente:     Economo Arcidiocesi <gianluigi.nuvoli@bologna.chiesacattolica.it>
A:     <bologna@uaar.it>

Comunicato Stampa

GianLuigi Nuvoli, italiano qualunque, ma geloso della sua libertà di pensiero, di parole e di scelta, parla per sé e non per altro organismo o ente.

Avevo sentito questa sigla UAAR altre volte, ma ora, poiché questo gruppo si è interessato di me con un comunicato stampa dell’11-12-2011, tutto sommato divertente, mi sono chiesto: ma cosa è questo circolo UAAR?

UAAR, mi sembra di aver capito, chiedo scusa se sbaglio, che significhi:

U – NIONE
Il nuovo Zingarelli a pag. 2086 dà varie interpretazioni della parola. In sostanza però significa “mettersi insieme” per uno scopo, una finalità.
Bene. Resta però il problema dei soci, chi sono, cosa fanno, quanto valgono, ecc. Una certa risposta viene indicata dalle lettere che seguono.

A- TEI
Rocci alla mano, (ed. 1956) a pag. 31 leggo che ateo viene dal greco ά-θέος: letteralmente significa “non–Dio” oppure “senza Dio”, “ateo dimentico di Dio”, “scellerato”. Che roba! Quel che Rocci non dice è che la parola a-teo esprime la certezza, purtroppo priva di amore, dell’esistenza di Dio. Il ragionamento è semplice. Io posso dire che sono a- Grendere, cioè non credo in Roberto Grendere, ma dico questo perché so con sicurezza che esiste e so quel che dice. Lo potrei anche incontrare volutamente o involontariamente. Se si applica questo esempio alla parola ateo si avrà lo stesso risultato. So che Dio esiste, so quel che dice, lo incontrerò volontariamente o mal volentieri, sia che lo ami, sia che gli serbi odio e rancore. Dice Giacomo (Giac. 2,19) “Anche i demoni credono ma tremano!” leggendo il significato delle parole mi viene da dire: “che fatta gente questi atei! Non sanno neanche che credono in Dio!”, come i demoni, purtroppo.

A – GNOSTICI
γνοσις, viene dal verbo greco γιγνοσκω e significa “cognizione, conoscenza, scienza, saggezza” ed altro (Rocci pag. 396) l’ α (alfa) ha significato di “senza”, di “non” ecc. (Rocci pag.1). Dunque l’a-gnostico è uno, secondo il Rocci, senza cognizione, senza conoscenza, senza scienza, senza saggezza. Mi piacerebbe sapere come si sente uno che si autodefinisce in definitiva “senza cervello”. Mi sembra che qui andiamo decisamente male.

R – AZIONALISTI
Lascio il Rocci e cerco nel nuovo Zingarelli (ed. 1986) e a pag. 1553 trovo quel che cerco. Qui, a prima vista, sembra che andiamo un poco meglio perché il razionalista in definitiva afferma di credere nella ragione e nella razionalità. Ma fra le altre c’è una definizione di razionale che ho la sensanzione sia quella più sposata, rispetto aalle consorelle. E’ razionale, dice lo Zingarelli, “chi fondail suo pensiero sulla scienza  o su un procedimento scientifico”. E’ vero che esiste l’aritmetica, la geometria e la trigonometria, ma non dimentichiamo che, ancor prima di Cristo, esisteva lo studio della logica, critica e metafisica, che pur essendo sostanziali per il pensiero umano non sono basate sul procedimento o esperimento scientifico. Conclusione se un razionale non si apre a tutto lo scibile umano è uno che, per forza e purtroppo, fa funzionare il suo cervello a scartamento ridotto.

Applicando rigorosamente il metodo della ricerca etimologica su vocabolari, che tutti conoscono, ne consegue che chi si dice ateo, suo malgrado si dà la zappa sui piedi, perché mentre dice che Dio non c’è ne afferma categoricamente l’esistenza. Chi si dice agnostico afferma di essere “senza cervello”, chi dice di essere razionalista ammette di utilizzare il cervello a scartamento ridotto.
Se le cose stanno così non vale la pena rispondere, sarebbe come voler raddrizzare le zampe ai cani, dicevano un tempo.
Meglio sorridere divertiti e ascoltare il consiglio di Dante Alighieri “non ti curar di lor, ma guarda e passa.”

Bologna 15 dicembre 2011

Mons. Gianluigi Nuvoli

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  1. | #1

    Ha risposto su facebook il capogruppo PD al Consiglio comunale Sergio Lo Giudice. Riporto di seguito il link e, per chi non ha accesso a facebook, il testo del suo articolo.
    http://www.facebook.com/notes/sergio-lo-giudice/credenti-atei-e-il-rispetto-non-reciproco/10150433585909562
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    CREDENTI, ATEI E IL RISPETTO (NON) RECIPROCO
    pubblicata da Sergio Lo Giudice il giorno domenica 18 dicembre 2011 alle ore 17.26

    Da molto tempo l’UAAR, Unione degli Atei, Agnostici e Razionalisti, l’associazione nazionale presieduta da figure del calibro di Margherita Hack, Carlo Flamigni e Piergiorgio Odifreddi (di cui io stesso sono socio), porta avanti la sua campagna per il pagamento dell’ICI sugli immobili commerciali da parte della Chiesa cattolica. Lo sta facendo ancor più, va da sé, in questi giorni di lacrime e sangue in cui ognuno è chiamato a uno sforzo eccezionale per salvare l’Italia dal disastro.

    L’UAAR è un’associazione sanguigna, che usa talvolta toni forti in cui io stesso posso riconoscermi ora più ora meno. Tuttavia, se pure non faccia sconti alle gerarchie vaticane e alla portata di violenza di alcune loro posizioni, non l’ho mai sentita offendere il sentimento di fede dei credenti, tanto che mantiene da sempre una forte collaborazione, fra gli altri, con la chiesa cristiana evangelica e con associazioni cattoliche di base.

    L’altro ieri, così informa l’associazione, alla sede UAAR di Bologna è arrivata una e-mail contenente giudizi assai aspri verso i non credenti. Secondo lo scrivente gli atei sono “come i demoni” e “scellerati”, gli agnostici sono “senza cervello” mentre i razionalisti il cervello ce l’hanno, ma lo usano “a scartamento ridotto”. La mail avrebbe potuto essere cestinata subito, se non fosse che il mittente è mons. Gianluigi Nuvoli, economo dell’Arcidiocesi di Bologna. http://bologna.uaar.it/

    Ora, nella nostra cultura sembra esserci un’asimmetria fra le offese verso chi crede e le offese verso chi non crede quasi che, come più volte hanno sottolineato intellettuali laici come Douglas Adams o Richard Dawkins, quell’aura di sacralità che circonda il discorso religioso fosse un lasciapassare per permettersi ciò che non si permetterebbe al proprio interlocutore.

    È sulla base di questa presunzione di superiorità morale che uno dei più autorevoli esponenti di via Altabella si permette di offendere non le politiche di un’associazione o i comportamenti dei suoi dirigenti, cosa che avrebbe una sua legittimità, ma il sentimento filosofico e la visione del mondo di una parte significativa della popolazione.
    Eppure anche le manifestazioni di più forte critica anticlericale (penso a No Vat, il corteo che si svolge ogni anno a Roma, o alla stessa Frocessione di Bologna), seppure possano essere considerate criticabili per i toni anche offensivi che assumono, riversano i loro strali sulle gerarchie ecclesiastiche e su un sistema di potere, mai sulla fede delle persone: d’altra parte, anche fra gli anticlericali ci sono molti credenti.

    Insomma, se rispetto deve esserci fra chi crede e chi non crede ( ed è fondamentale che ci sia ) ha da essere reciproco. Lo tenga a mente anche monsignore.

  2. HotHello
    | #2

    Lo stile esegetico della risposta la dice lunga sul modo di ragionare del signor Nuvoli. In assenza di argomentazioni ci si appiglia alla semantica, usando i dizionari come se fossero testi sacri.

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