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Come se Dio fosse Antani @ RitmoLento – 15 giugno 2018

24 Giugno 2018
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Venerdì 15 giugno 2018, alle ore 19.30, il Circolo Uaar di Bologna ed il circolo Arci Ritmo Lento hanno ospitato la presentazione del libro:

gaetani-cover

COME SE DIO FOSSE ANTANI
Ateismo e filosofia senza supercazzole

Nessun Dogma, 2018

Un libro di Giovanni Gaetani (*)
Circolo Arci RitmoLento
via San Carlo 12/A Bologna
scheda libro

La filosofia è noiosa, ripetono gli studenti costretti a studiarla. Per molti di loro la filosofia è un insieme di risposte incomprensibili a domande incomprensibili, teologia che cerca di darsi un tono, roba da intellettuali insomma. Lo sappiamo tutti, anche se non abbiamo il coraggio di ammetterlo: quegli studenti hanno ragione.

È per loro, e per tutti coloro che la pensano come loro, che Giovanni Gaetani ha scritto questo libro. Vuole convincerli che la filosofia può essere piacevole, ironica, a tratti addirittura divertente, e che può aiutarci a guardare il mondo senza ricorrere a Dio, in maniera disincantata ma non per questo meno entusiasta e appassionata.

Come se Dio fosse antani è un percorso in cinque tappe intorno ai temi prediletti dal­l’ateismo filosofico, dall’inesistenza di dio all’etica umanista. Ed è scritto in modo chiaro e “commestibile”, senza supercazzole, perché l’autore ha cercato di mettersi in tutto e per tutto dalla parte del lettore. Anche chi odia la filosofia dovrà rivedere le proprie convinzioni. Provare per (non) credere.

(*) GIOVANNI GAETANI (1988) lavora a Londra per l’International Humanist and Ethical Union, ONG che difende i diritti dei non-credenti e promuove la visione umanista nel mondo. Dottore di ricerca in filosofia con una tesi su Albert Camus, nel 2013 la sua tesi magistrale ha vinto il premio di laurea UAAR, di cui fa anche attivamente parte.

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UAAR interviene all’Università!

24 Novembre 2016
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In data 18 Novembre 2016 uno dei nostri soci di Bologna si è recato presso l’assemblea del Consiglio Studentesco, organo degli studenti dell’Alma Mater, riportando diverse segnalazioni che provengono dal mondo universitario.

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L’intervento si è concentrato sulle questioni che, in qualità di promotori della Laicità nello Stato, riteniamo di primaria importanza: la presenza di un notevole crocifisso all’interno dell’aula magna E. Mattei della facoltà di Ingegneria; le concessioni di spazi a gruppi religiosi nella stessa facoltà, e la non concessione ad iniziative di diverso tipo; i continui inviti alle cerimonie di benedizioni pasquali presso la facoltà di Agraria.
Prosegui la lettura…

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Sbattezzo Point @ Spazio inDue | 19 dic

15 Dicembre 2014
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Sbattezzo Point @ Spazio inDue | 19 dic 2014Non tolleri più l’ingerenza del Vaticano nella tua vita?
Stanco di essere giuridicamente “suddito del vescovo”?
Sei indignata per l’invasione dei ginecologi obiettori?
Ritieni che il pedobattesimo sia lesivo della libertà di scelta?
Sei contrario a regalare alla Chiesa 6 miliardi l’anno di soldi pubblici?

Il Circolo Uaar di Bologna ti invita allo Sbattezzo Point presso lo Spazio inDue, vicolo Broglio 1/F – Bologna, venerdì 19 dicembre 2014, dalle ore 21.00 in avanti.

Per informazioni, moduli, sbattezzi e chiacchiere!

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Assistenti religiosi: le onerose convenzioni a Ravenna e Parma

19 Gennaio 2014

I costi a carico del Sistema Sanitario Nazionale per gli assistenti religiosi cattolici stanno facendo notizia anche in altre città della nostra regione. Il Carlino denuncia che per i «sacerdoti in ospedale stipendiati dall’Usl» si pagano 200mila euro a Modena e 137mila euro a Ferrara. In questo articolo illustriamo le spese che invece vengono sostenute a Ravenna e Parma, rendendo come sempre dispinibili gli atti in nostro possesso.

Ravenna: 136mila euro ogni anno per i sacerdoti in ospedale

Come rivela anche Ravenna&Dintorni, il circolo Uaar di Ravenna ha “spulciato negli archivi rendendo note le cifre complessive con i dettagli dei singoli presidi ospedalieri”. Sono quattro le convenzioni stupulate e riguardano i presidi ospedalieri di Cervia, Faenza, Lugo e Ravenna. Sono 136mila gli euro pagati ogni anno perché sette sacerdoti amministrino il culto cattolico, in base a convenzioni quinquennali che scadranno nel 2016 e potranno essere rinnovate per altri tre anni. Come al solito l’Ausl fornisce anche locali e alloggi, prendendosi a carico anche le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, delle pulizie, delle utenze e degli arredi. Maggiori dettagli nell’articolo di Ravenna&Dintorni. Di seguito i testi delle convenzioni e della deliberazione che le rende operative.

Parma: 250mila euro ogni anno per i sacerdoti in ospedale

A Parma l’unica documentazione di cui siamo entrati in possesso è la convenzione tra l’AUSL di Parma e il “competente ordinario diocesano” risalente al 25 maggio 1990. In tale data, con deliberazione 1417, AUSL e Diocesi concordavano il passaggio del personale religioso, che prima era inquadrato tra i dipendenti dell’ospedale, al regime convenzionato ai sensi della normativa regionale da poco approvata (L.R. n.12/1989). La spesa per le casse pubbliche non veniva certo messa in discussione, ma i soldi approdavano nelle casse della Diocesi (esentasse) invece che nella busta paga dei sacerdoti prescelti. In questo modo non c’è più traccia delle tasse sulle retribuzioni che prima ritornavano all’erario. La spesa per assicurare l’assistenza religiosa cattolica veniva stabilita in 125 milioni di lire per otto assistenti religiosi, e imputata al capitolo di bilancio  “spese per il personale religioso convenzionato, compresi gli oneri riflessi”. In assenza di ulteriori dati e sottoponendo la spesa fissata nel 1990 ad un calcolo di interessi legali dal 1991 al 2013 (senza anatocismo), la cifra che stimiamo possa essere erogata oggi è di circa 134mila euro ogni anno.

ar-bilancio-aouparma-screenshotNon è finita qui. A Parma c’è anche l’Azienda Ospedaliero-Universitaria. Non essendo riusciti ad acquisire la convenzione, abbiamo controllato il relativo bilancio pubblicato sul sito della Regione Emilia Romagna. Ad oggi il più recente è quello dell’esercizio 2012, da quale emerge che tra le consulenze non sanitarie quella più salata è per il “personale religioso”, che pesa per 142.030 euro.

Riducendo prudenzialmente la cifra stimata per l’AUSL del 20% e sommandola a quella documentata per l’Azienda Ospedaliero Universitaria dell’esercizio 2012, l’esborso totale per l’assistenza religiosa cattolica a carico del Sistema Sanitario Nazionale a Parma risulta essere 250mila euro l’anno. Di seguito i link per consultare la tutta la documentazione.

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Sabato 25 gennaio: Sbattezzo Point al Der Standard

10 Gennaio 2014
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Sbattezzo Point al Der StandardNon tolleri più l’ingerenza del Vaticano nella tua vita?
Stanco di essere giuridicamente “suddito del vescovo”?
Sei indignata per l’invasione dei ginecologi obiettori?
Ritieni che il pedobattesimo sia lesivo della libertà di scelta?
Sei contrario a regalare alla Chiesa 6 miliardi l’anno di soldi pubblici?

Il Circolo Uaar di Bologna ti invita allo Sbattezzo Point che sarà ospitato al Der Standard, via Santa Croce 16c, il 25 gennaio 2014 dalle 21 fino all’ora di chiusura del locale.
Per informazioni, moduli, sbattezzi e chiacchiere!

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Assistenti religiosi: le onerose convenzioni dell’AUSL Bologna

10 Gennaio 2014

Seconda puntata dell’inchiesta del Circolo Uaar di Bologna sull’assistenza religiosa cattolica nelle strutture sanitarie. Dopo aver analizzato le onerose convenzioni del Sant’Orsola, è ora la volta dell’AUSL Bologna. La Direzione Generale dell’Azienda USL Bologna dichiara che l’unico atto in suo possesso riferito all’assistenza religiosa è la convenzione contenuta nella deliberazione 269 del 22/11/2005 la quale, sottilinea la Direzione Generale, “prevede il rinnovo tacito di anno in anno”. Andiamola dunque a esaminare.

Come prevedibile, l’assistenza religiosa cattolica è profumatamente pagata dai contribuenti anche all’ospedale Maggiore e nelle altre strutture sanitarie dell’AUSL Bologna. Per nove assistenti religiosi (AR) l’AUSL versa, dal 2006, 268.000 euro l’anno direttamente nella casse della Curia. Sono circa 30.000 euro per assistente religioso scelto a insindacabile giudizio dell’ordinario diocesano.

E già i conti non tornano: perchè un AR al Sant’Orsola costa 25.585,20 euro l’anno (dato 2013, dove cinque AR costano 127.926 euro) mentre al Maggiore o al Bellaria ne costava già nel 2006 ben 29.777,77? Eppure la legge regionale di riferimento è la stessa, e per gli assistenti religiosi parla di “trattamento economico del settimo livello” (ora categoria “D”). Il cui lordo ricavato dalle tabelle contrattuali è più basso di entrambe le cifre. Che i compensi siano stati arrotondati in eccesso di qualche migliaio di euro?

Altro aspetto controverso è il passaggio dal regime di pianta organica a quello di convenzione. Fino al 2005 infatti al Maggiore erano presenti quattro AR stipendiati direttamente dall’ospedale. Dal 2006 anche questi sono confluiti nel regime di convenzione. La differenza è che nel primo caso i soldi pubblici venivano dati agli AR dall’ufficio stipendi dell’ospedale, mentre in regime di convenzione vengono dati alla Curia. In altre parole prima erano sicuramente assoggettati a tassazione e dunque una parte ritornava nelle casse pubbliche, dopo spariscono nelle casse di via Altabella, che non ci risultano essere sottoposte ai controlli ordinari dell’Agenzia delle Entrate.

Non è finita. L’erogazione annua di 268.000 euro è relativa a un numero di nove assistenti religiosi fissato nel 2006. La normativa prevede che il numero di AR dipenda dai posti letto. Visti i tagli che questi hanno subito negli ultimi anni c’è da chiedersi se anche il numero di AR non dovesse venire conseguentemente rivisto al ribasso. Non ci risulta che sia stato fatto.

Altre caratteristiche della convenzione dell’AUSL Bologna per gli assistenti religiosi sono simili a quelle già esaminate per il Sant’Orsola. Il “servizio di assistenza religiosa gode di “piena autonomia operativa con dipendenza esclusiva dal Vescovo” e prevede “amministrazione dei sacramenti, cura delle anime, catechesi e esercizio del culto”. Per quanto assurdo, queste attività religiose vengono pagate dall’ospedale e di conseguenza preziose risorse sono sottratte ai servizi medici e infermieristici. Agli assistenti religiosi “sono garantiti l’uso di una cappella e di un ufficio con relativi arredi, attrezzature e accessori”, nonché alloggio e servizi a un canone irrisorio (su richiesta). In ogni caso “le usuali spese di culto, nonché quelle della conservazione degli arredi, suppellettili e attrezzature occorrenti per il funzionamento del servizio, la manutenzione ordinaria e straordinaria, le pulizie, nonché le spese di illuminazione e riscaldamento di tutti i locali adibiti al servizio di assistenza religiosa, sono a carico dell’Azienda“.

Può suonare beffardo: nella convenzione è scritto che “il servizio di assistenza religiosa è gratuito”. Tanti purtroppo pensano che lo sia, ma come abbiamo mostrato è pagato dai contribuenti a benificio della Curia e dei soli e sempre meno numerosi pazienti cattolici.
Rinnovando l’auspicio che il consiglio regionale abolisca le norme che obbligano gli ospedali a versare fondi pubblici alla Curia, riportiamo di seguito  il link per scaricare il testo della convenzione che abbiamo commentato.

Convenzione tra l’Azienda USL di Bologna e l’Ordinario diocesano di Bologna per la disciplina del servizio di assistenza religiosa cattolica presso gli stabilimenti dell’Azienda USL di Bologna. Periodo 2005-2006

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Assistenti religiosi e suore: le onerose convenzioni dell’ospedale Sant’Orsola

22 Dicembre 2013

Chi pensa che gli assistenti religiosi cattolici che circolano negli ospedali facciano volontariato si deve ricredere. Del costo pubblico che sostiene ogni anno l’ospedale Sant’Orsola per personale scelto dal card. Caffarra e dedicato al culto cattolico ne avevamo già parlato a marzo, riprendendo un articolo di Repubblica. Ora siamo però entrati in possesso dei testi delle convenzioni vigenti. Oltre a quella firmata con il cardinale, ne spunta anche un’altra, anche questa in essere da anni (forse da decenni) firmata con le suore dell’Immacolata concezione.

Card Caffarra al Sant'Orsola (archivio Regione)

Card Caffarra al Sant'Orsola (archivio Regione)

Partiamo dalla convenzione con l’Arcidiocesi.
Anche in tempi di crisi l’ospedale retribuisce con il “trattamento economico del settimo livello” (art. 6 della convenzione) cinque assistenti religiosi scelti dal card. Caffarra. Totale di spesa annua: 127.926,00 euro. Degno di nota anche il fatto che somma venga consegnata in rate trimestrali all’ordinario diocesano, non direttamente ai cinque religiosi. Inoltre (art.4) agli assistenti religiosi è permesso far entrare in ospedale e nei “locali di degenza” sacerdoti, diaconi e laici — nel senso di religiosi non facenti parti del clero — con semplice comunicazione dei loro nominativi. Non ci risulta che tale libertà d’azione all’interno di un ospedale sia concessa ad altra organizzazione non istituzionale.

L’ospedale si impegna formalmente a pubblicizzare il servizio di assistenza religiosa cattolica. Lo fa ad esempio con una pagina sul proprio sito, dove si possono leggere i servizi messi a disposizione: messe, confessioni, battesimi. Nella pagina si parla di “servizi religiosi”, ma non è specificato che l’unica religione prevista è quella cattolica. Non risulta poi che l’ospedale metta a disposizione servizi di assistenza morale o psicologica per atei e agnostici. Comunque la si voglia considerare, siamo di fronte a una discriminazione per pazienti e personale ospedaliero non cattolici.

Particolarmente interessanti sono le ultime righe dell’art.4: “eventuali esigenze terapeutiche non possono, in caso di pericolo di vita, impedire agli assistenti religiosi o ai loro collaboratori di svolgere il proprio ministero, qualora sia richiesto dai ricoverati o dai loro congiunti che li assistono”. In pratica per esigenze religiose cattoliche, avanzate anche da un congiunto, l’ospedale si impegna a interrompere cure salvavita! Ben venga la libertà di scelta su come morire, è anche una rivendicazione dell’Uaar. Ma è inaccettabile che questo sia garantito, con tanto di impegno scritto, solo per esigenze religiose messe in pratica da incaricati della Curia.

Non ci si limita a retribuire gli assistenti religiosi cattolici come personale ospedaliero. Gli artt. 7 e 8 della convenzione garantiscono: cappella, alloggi con servizio di pulizia e cambio biancheria, sala riunioni, accesso alla mensa a prezzo convenzionato, bagde ufficiale dell’ospedale, pagamento assicurazione infortuni, agevolazioni per il parcheggio. Oltre alla copertura di tutte le spese ordinarie e straordinarie per il culto. Sarebbe interessante quantificare queste spese sostenute dall’ospedale, inevitabilmente sottratte alle cure di tutti i pazienti, quando invece potrebbero essere benissimo poste a carico dell’Arcidiocesi di Bologna.

Si affronta inevitabilmente anche la questione privacy (art.10): ovviamente gli assistenti religiosi non la devono violare. Ma di fatto l’ospedale consente loro l’accesso a dati estremamente sensibili, affrontano anche situazioni di “conflitto di interessi”: si pensi alle donne che chiedono la pillola del giorno dopo, o sono ricoverate per una interruzione di gravidanza o alla stessa possibilità di “schedare” il personale non obiettore. Non solo: come già detto agli assistenti religiosi è permesso nominare loro collaboratori e anche questi avranno libero accesso ai locali di degenza.

Veniamo ora a esaminare i punti salienti della convenzione con le suore dell’Immacolata concezione.
In questo caso non c’è una retribuzione diretta, e maliziosamente si potrebbe ipotizzare che il fatto che siano donne abbia un peso. Sono presenti comunque una serie di condizioni poco compatibili con la modernità. Perché mai un servizio di “umana solidarietà” per persone “in situazioni di disagio umano” è affidato in esclusiva a un ordine religioso? Perché solo alle suore (di norma sei) viene offerto gratuitamente alloggio arredato e relativa manutenzione ordinaria e straordinaria, biancheria, utenze, due pasti giornalieri? Davvero l’Azienda osperaliero-universitaria non potrebbe accettare altri volontari alle stesse condizioni, o lasciare operare i servizi sociali, i giovani del servizio civile o anche tirocinanti universitari del Dipartimento di psicologia?

Nonostante il nome apparentemente laico di servizio di “umana solidarietà”, di fatto la convenzione prevede la collaborazione tra suore e assistenti religiosi per le attività di culto. E questo anche se la stessa convenzione specifichi in modo un po’ surreale che le suore devono operare a prescindere dalle convinzioni religiose. Anche per le suore è infine previsto il badge dell’ospedale, che le fa apparire a tutti gli effetti come inquadrate nel sistema sanitario nazionale.

Di seguito si possono consutare le convenzioni che abbiamo illustrato. Le basi normative non fanno capo al Concordato, ma a una semplice legge regionale, la nr. 12 del 1989. Ci sarà qualche consigliere regionale che rimedierà a questa ennesima ingerenza clericale con relativa e inevitabile sottrazione di soldi pubblici?

Ecco i testi delle convenzioni:

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Apericena Art.33 Annulla il debito!

5 Dicembre 2013
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apericena sabato 14 dicembre

apericena sabato 14 dicembre

“ANNULLA IL DEBITO” DEL REFERENDUM

SABATO 14 DICEMBRE

IL COMITATO ART. 33 INVITA

a L’ APERICENA incontro conviviale
per non disperdere il risultato referendario,
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in difesa della scuola pubblica.
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Comitato articolo 33

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Comune di Molinella lascia scuola senza porte, ma per l’edilizia di culto trova ogni anno 15.000€

25 Ottobre 2013
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A Molinella la scuola media è stata lasciata senza porte in quanto “gli enti locali hanno problemi di risorse”. Ne ha dato notizia ieri Repubblica, riportando le proteste dei genitori e descrivendo il nuovo disagio che colpisce studenti e insegnanti già costretti a stare in classi sovraffollate.

Col mancato arrivo di nuove porte che rispettino la normativa sulla sicurezza non c’entrano però i tagli alla scuola: l’edilizia scolastica è infatti di competenza del comune, che tramite gli oneri di urbanizzazione accantona fondi per sostenere spese che, ai sensi della delibera regionale 849/98, servono per:

a) gli asili nido e le scuole materne;
b) le scuole dell’obbligo;
c) i mercati di quartiere;
d) le delegazioni comunali;
e) le chiese e gli altri edifici per servizi religiosi;
f) i centri civici e sociali, le attrezzature culturali e sanitarie;
g) gli spazi pubblici a parco e per lo sport;
h) i parcheggi pubblici.

Fonte: Repubblica

Foto: Repubblica

È proprio come appare dalle voci che abbiamo messo in evidenza: se il comune eroga fondi all’edilizia di culto, ne rimangono meno per l’edilizia scolastica. La suddetta delibera contiene percentuali indicative per le varie voci di spesa: è infatti precisato che «è facoltà dei Comuni […] modificare le percentuali dalla medesima delibera stabilite, con apposito atto di Consiglio».

C’è da chiedersi se il comune di Molinella abbia valutato per tempo i bisogni della cittadinanza, decidendo di azzerare i finanziamenti alla Chiesa (già straricca e già finanziata dai contribuenti per oltre 6 miliardi l’anno) per investirli nella scuola pubblica. La risposta purtroppo è “no”. Il comune di Molinella, che ora non riesce neppure a comprare le porte per la scuola media impedendo di fatto il normale svolgersi dell’attività didattica, dal 2004 al 2011 ha devoluto 124.401,62 € alla Chiesa, oltre 15.000 € l’anno, come risulta dall’inchiesta pubblicata ad aprile dal Circolo Uaar di Bologna. È sicuramente tardi, ma è altrettando sicuramente meglio che mai: in nostro auspicio è che il comune di Molinella sia il primo dell’Emilia Romagna ad azzerare i finziamenti all’edilizia di culto spostandoli sull’edilizia scolastica.

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Interpellanza Grillini (LibDem): quanti soldi pubblici alle Curie per oneri di urbanizzazione?

25 Settembre 2013
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Il nostro Circolo ha documentato in più occasioni gli ingenti trasferimenti di denaro pubblico che dai magri bilanci comunali migrano verso le milionarie casse delle Curie. Le nostre inchieste, anche a livello nazionale, sono servite da stimolo per l’interpellanza che il consigliere Franco Grillini (LibDem) ha presentato oggi in Regione. Riportiamo di seguito il comunicato che ci ha inviato l’on. Grillini, che ringraziamo per l’impegno laico.

Soldi pubblici a chiese ed altri edifici religiosi per gli oneri di urbanizzazione:  quanto ammontano i finanziamenti devoluti dai comuni dell’Emilia-Romagna alle curie locali?

Oggi il Consigliere regionale LibDem Franco Grillini ha depositato un’interpellanza alla Giunta regionale per fare chiarezza sul mare magno degli oneri di urbanizzazione che i Comuni della Regione destinano a chiese e altri edifici religiosi. Come noto l’onere di urbanizzazione è il corrispettivo dovuto al comune territorialmente competente all’atto del permesso di costruire e viene poi ripartito da tale ente per tutta una serie di opere secondo percentuali indicate dalla Regione e che possono essere modificate o abolite dai singoli Comuni.

Franco Grillini al meeting Uaar Liberi di non credere

Franco Grillini al meeting Uaar "Liberi di non credere"

“L’interpellanza –ha affermato Grillini– si propone di fare chiarezza sulla devoluzione degli oneri secondari a favore di chiese ed altri edifici religiosi che nella nostra Regione sarebbe stata indicata, salvo diversa decisione delle varie amministrazioni locali, in una percentuale del 7% di quanto annualmente raccolto dai vari Comuni”.

Ad oggi non sembrano esserci dati ufficiali sulle somme di tali contributi per gli edifici di culto ma studi di associazioni indipendenti fissano l’ammontare nazionale di tale devoluzione per l’anno trascorso in circa 94 Milioni di Euro. Una cifra ingente che va a sommarsi a numerose altre forme di finanziamento ed esenzioni di cui godono la stragrande parte delle istituzioni religiose (otto per mille, cinque per mille, esenzioni Imu e Iva, riduzione Ires e Irap, tariffe postali agevolate, riduzione del canone televisivo per fare solo alcuni esempi) e che potrebbe portare ad un diverso utilizzo di tali soldi in favore di tutta la società che è composta da credenti e non credenti.

“Volendo prendere in considerazione tale dato –continua Grillini– chiedo alla Giunta di volerlo declinare con precisione sul nostro territorio e di voler considerare magari una radicale ridistribuzione di tali somme secondo il principio costituzionale di laicità dello Stato e per i servizi sociali”.

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