A Imola il doposcuola è religioso
Non bastano le due ore di religione cattolica pagate dallo Stato, non basta il diffuso boicottaggio delle relative alternative, non bastano benedizioni, visite pastorali, messe in orario di lezione. Capita anche che il servizio sociale del pre e post scuola, spesso essenziale per moltri genitori, venga affidato dal comune a organizzazioni religiose.
L’Uaar Imola ha svolto una inchiesta sul monopolio religioso sul doposcuola, scrivendo all’assessore alla scuola Giuseppina Brienza la seguente lettera-denuncia.
Gentile Assessore Giuseppina Brienza,
come forse saprà in occasione del periodo di iscrizioni scolastiche tentiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica evidenziando quelli che sono i diritti dei genitori e degli alunni che non vogliono avvalersi dell’Ora alternativa e sottolineando i doveri degli Istituti ad organizzare come previsto dalle normative reali attività alternative.
Sono diffuse infatti tra le scuole Italiane pratiche improprie ed irregolari volte ad un boicottaggio “di fatto” dell’ora alternativa, attraverso la diffusione di parziali informazioni ai genitori o attraverso una non programmazione delle stesse… per spingere i genitori ad optare quasi forzatamente per l’ora di religione cattolica.
La mia attenzione a riguardo è maggiore proprio nella città di Imola, questo perchè oltre alle numerose testimonianze passate a conferma di alcune mancanze in merito, il rapporto tra amministrazione pubblica e l’ambito cristiano/clericale e la sudditanza nei confronti delle religioni in generale va a mio avviso molto oltre il ragionevole.
Dopo averle segnalato nel passato l’illegittimo finanziamento alle scuole private paritarie, i deplorevoli contributi pubblici erogati dal suo Comune a favore di opere e manifestazioni clericali, alle continue interferenze nell’istruzione, oggi, colgo l’occasione per evidenziarle e segnalarle, un’altra pratica pro religione.
A pagina 5 del “bando primaria”, come può notare, vengono indicati a fianco dei 4 Istituti comprensivi (IC2,IC3,IC6,IC7), altrettante onlus o associazioni — solo religiose — ove poter affidare, prima e dopo le lezioni, i propri figli, per ricevere un “servizio” che per certi genitori rimane essenziale ed al quale per necessità sono costretti.
A fianco degli altri istituti comprensivi non viene indicato il soggetto erogante ma è possibile”a richiesta”.
Dal sito del comune pare che vi siano 11 associazioni indicate tra le eroganti dei “servizi doposcuola” ed attive anche d’estate per i c.d. “campi solari”. 9 di queste realtà sono religiose, una, la Onlus Alecrim annovera tra i principali “sostenitori” la diocesi di Imola, l’Istituto s Caterina…, le rimanenti due associazioni paiono essere presumibilmente laiche, ma non mi è chiaro se eroghino questo tipo di servizi.Vista la sproporzione tra soggetti religiosi e laici eroganti il servizio doposcuola e di contro, la dichiarata laicità del suo ufficio, le chiedo come sia possibile che il comune di Imola non si sia sforzato di trovare soggetti non attinenti la sfera religiosa, in grado di erogare, come già avviene in diversi comuni culturalmente evoluti, questo tipo di servizio. Mi chiedo altresì quale percorso interno di analisi e confronto sia stato svolto dagli istituti comprensivi, o in alternativa quale bando, per arrivare a consigliare tale tipo di assistenza extrascolastica.
Soprattutto in un paese come il nostro che fatica anche solo a discutere di diritti civili proprio a causa delle interferenze religiose nell’istruzione pubblica — ora di religione cattolica, “sistema integrato”, visite pastorali, simboli religiosi — in un paese ove la guida spirituale dei cattolici detto papa, demanda ad un terzo soggetto(Dio) le decisioni da prendere in materia di “diritti civili”, penso sia ancor di più un dovere mantenere l’istruzione laica, dando ai genitori una reale e non apparente libertà di scelta.
Mi chiedo se questo diffuso atteggiamento pubblico “conforme” alla religione, non sia di per sè nei fatti discriminatorio soprattutto nei confronti di chi ritiene che lo Stato (qui il comune) debba essere laico (che non vuol dire cristiano).
Auspico che in risposta ad una seria segnalazione non si ritorni a generiche affermazioni come “il sistema integrato è fondamentale” o “il comune e lo Stato.. non hanno fondi a disposizione per creare qualcosa ad hoc”… perchè se un comune utilizza male le proprie risorse o le spende per ristrutturare attività prioritarie come il centro sociale di “Frittole” è davvero difficile, a riprova di quanto sopra esposto, negare esserci una volontà nell’affidare al “volontariato” religioso tali servizi.
“Dateceli da piccoli e saranno nostri per sempre”, sostenevano i gesuiti.
Passano i secoli, ma la mentalità pare sia ancora quella.Cordialmente
Roberto Vuilleumier
Delegato Uaar Imola e Castel s Pietro