Comune e Università di Bologna progettano l’educazione alla pace solo con i “Capi delle Comunità religiose abramitiche”
Comune e Università di Bologna escludono atei e agnostici e progettano l’educazione alla cittadinanza e alla pace solo con i “Capi delle Comunità religiose abramitiche”
Per la realizzazione della “Casa dell’incontro e del dialogo tra Religioni e Culture” la Città Metropolitana di Bologna e l’Università di Bologna hanno firmato un protocollo d’intesa con i “Capi delle Comunità Religiose Abramitiche di Bologna”. Tra gli scopi del progetto promuovere “l’educazione alla cittadinanza e alla pace, nel rispetto dei valori costituzionali e della laicità dello Stato, basata sulla conoscenza, la comprensione e l’interazione positiva e cooperativa fra persone appartenenti a differenti tradizioni religiose, ed il conseguente rispetto e valorizzazione interculturale”.
Comune e Università hanno “dimenticato” una componente interculturale fondamentale della società: le persone atee, agnostiche, areligiose e che in generale non vogliono essere inquadrate nello stereotipo di una appartenenza etnico-religiosa. Invece di istituire una “Casa della laicità” nella quale potevano trovare posto tutte le convinzioni sui temi religiosi, senza privilegiati e esclusi, hanno puntato a costruire un organismo comunitarista con rappresentanza affidata a capi religiosi di tre confessioni specifiche, alcuni dei quali possono essere esclusivamente uomini, quindi in aperta violazione dei principi di laicità e di eguaglianza tra i generi.
E’ inaccettabile la scelta istituzionale di escludere il diritto alla libertà dalla religione e i cittadini atei e agnostici da un tavolo istituzionale in cui si progetta l’educazione alla cittadinanza e alla pace. In Italia filosofi atei e agnostici erano presenti ben prima dell’arrivo delle religioni abramitiche e i non credenti oggi sono oltre 10 milioni: è imbarazzante che si parli di “tradizione” e “intercultura” escludendo una parte così importante della popolazione. Che peraltro sta anche crescendo in maniera travolgente tra le giovani generazioni.
Il protocollo prevede inoltre lo stanziamento di finanziamenti pubblici, come si evince dal fatto che “Il Comune di Bologna si impegna a fare la proposta di una sede, che sarà finanziata da contributi pubblici e privati”.
Il Circolo Uaar di Bologna chiede al sindaco di Bologna e della Città Metropolitana Virginio Merola e al rettore dell’Alma Mater Francesco Ubertini quali possibilità di partecipazione paritetica al progetto sono previste per le associazioni filosofiche non confessionali come l’Uaar. E di fare marcia indietro rispetto all’impostazione attuale data al progetto, che risulta essere escludente, comunitarista e pesantemente condizionata in senso confessionale.