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Sant’Orsola: assistenti religiosi al posto di infermieri

29 Marzo 2013

Repubblica informa che anche per il 2013 “il policlinico Sant’Orsola ha rinnovato la convenzione annuale di quasi 128mila euro con la diocesi di Bologna“. Soldi pubblici usati per retribuire cinque “assistenti religiosi” scelti dal card. Caffarra, il quale ha firmato per la Curia l’ennesima convenzione tipica del malcostume clericale italiano.

Card Caffarra al Sant'Orsola (archivio Regione)

Card Caffarra al Sant'Orsola (archivio Regione)

Può stupire la cittadinanza venire a sapere che nella Sanità pubblica, anche in periodo di crisi, si assumano preti al posto di infermieri. Ma di certo non soprende l’Uaar. Nell’ambito dell’inchiesta icostidellachiesa la nostra associazione denuncia questo assurdo esborso di denaro pubblico, stimando in 25.000 euro il costo medio di ogni “assistente religioso”. Stima prudenziale, puntualmente confermata dalle cifre pagate dal Sant’Orsola alla Curia per il 2013. Sempre l’Uaar, su L’Ateo 6/2011 (78), pubblicava una panoramica sui costi dell’assistenza religiosa cattolica negli ospedali italiani, regione per regione, nell’articolo di Marco Accorti “I casti costi”.

Tornando al nostro territorio, grazie anche alla documentazione disponibile su Marzaforum sappiamo che nel 2010 le aziende sanitarie dell’Emilia Romagna hanno speso almeno 2.297.049,52 euro per gli “assistenti religiosi” scelti dalla Curia.
È la legge regionale 12/1989 che prevede l’assunzione di questo anacronistico personale nelle aziende sanitarie attraverso intese con autorità religiose (cattoliche). Preti, frati, diaconi o altri religiosi a scelta esclusiva del vescovo vengono così retribuiti come infermieri di 7° livello. La loro presenza tra le corsie, da sempre più cittadini ritenuta fuori luogo (quando non sgradita o invadente), viene comunemente immaginata come svolta per puro volontariato. Ma la realtà è ben diversa: paga il contribuente.

É previsto un “assistente religioso” ogni 200 posti letto. E a loro beneficio si aggiungono ulteriori spese per uffici, luoghi di culto, appartamenti, buoni pasto, parcheggi riservati, servizi di pulizie. Il tutto grava sul bilancio della già dissestata Sanità pubblica.
In un paese civile il denaro pubblico dovrebbe essere usato per l’assistenza psicologica, a beneficio di tutti i pazienti, cattolici e non cattolici, credenti e non credenti. Alle necessità religiose dei ricoverati dovrebbero provvedere le confessioni religiose, con risorse proprie a senza privilegi. Chiediamo alla Regione di rivedere al più presto la legge 12/1989 e di assumere infermieri, medici, psicologi al posto dei religiosi scelti dal card. Caffarra.

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