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Scuole dell’infanzia comunali: a Bologna il 40% non fa religione cattolica

5 Maggio 2013
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A livello nazionale sempre meno studenti frequentano l’insegnamento della religione cattolica (IRC). Un insegnamento che, per legge, è «impartito in conformità della dottrina della Chiesa», da docenti scelti dal vescovo ma pagati dai contribuenti. I dati più aggiornati, che incredibilmente non sono forniti al Miur ma dalla CEI, mostrano che la frequenza dell’IRC nelle scuole italiane è scesa sotto il 90% (rimane al 91,5% nelle scuole dell’infanzia). Qual è invece la situazione a Bologna?

Dai dati forniti dall’Amministrazione per l’anno scolastico 2011/12, nelle scuole dell’infanzia comunali di Bologna l’adesione all’IRC è ben inferiore alla media nazionale: circa il 40% delle famiglie sottrae i propri bambini all’IRC. Quasi 5 volte il dato nazionale, che si attesta sull’8,5%.

Sono infatti solo il 61% i bambini che frequentano le ore di Educazione Religiosa Cattolica (il Comune di Bologna ha inventato proprio questa denominazione, con la sigla ERC al posto di IRC). Non mancano differenze significative fra le varie scuole: è la scuola Casaglia ad affermarsi come un esempio concreto di laicità, con solo il 10% di aderenti all’IRC. I numeri si abbassano ancora se spostiamo l’attenzione sugli stranieri: nonostante la loro scelta possa essere principalmente influenzata da contrapposizione religiosa piuttosto che da motivazioni laiche, solo il 52% degli bimbi di famiglie straniere frequenta l’IRC.

Positiva quindi la propensione delle famiglie bolognesi verso le attività alternative e l’educazione laica dei propri figli nelle scuole dell’infanzia comunali. Una scelta che, se imitata a livello nazionale, permetterebbe di trattenere nelle casse dello Stato alcune centinaia di milioni di euro, utilizzabili per affrontare i gravi problemi in cui si trova il nostro paese.

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Sequestro di 22 milioni dal conto in Svizzera dell’Arcidiocesi

24 Aprile 2013
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Nella lite giudiziaria per la miliardaria eredità FAAC, l’Arcidiocesi di Bologna era stata costretta dal giudice a mettere a disposizione 36,5 milioni di euro che mancavano all’appello. Viene ora alla luce un altro altarino: ben 22 milioni di euro di queste “risorse mancanti”, messe adesso sotto sequestro, erano stati depositati in un conto svizzero. Non solo: l’organizzazione del card. Caffarra aveva provveduto a cambiare — chissà perché — l’intestazione del conto.

Stiamo parlando della stessa organizzazione che pretende dal Comune il 30% della torta per le scuole materne cattoliche, che riceve sempre dal Comune mezzo milione di euro l’anno per il proprio patrimonio immobiliare, che riceve dallo Stato “mance” da 330mila euro e che, su scala nazionale, beneficia di oltre 6 miliardi di finanziamenti pubblici all’anno.

Sarebbe il caso che il sindaco di Bologna commentasse questa fitta e inarrestabile pioggia di denaro pubblico nelle casse di un ente stra-ricco che sfugge a controlli patrimoniali e finanziari. I fatti mostrano da un lato un bilancio comunale sempre più magro e una lista d’attesa per la scuola pubblica e laica. Dall’altro una Arcidiocesi che continua a battere cassa per le proprie scuole private, nonostante abbia conti in Svizzera a cui cambia ‘provvidenzialmente’ l’intestazione.
Con quali motivazioni (e con che coraggio) il sindaco di Bologna continuerà sostenere la scelta sussidiarista di stampo ciellino al referendum del 26 maggio?

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Castiglione: la Curia sfratta i bambini della scuola media

14 Aprile 2013
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A Lagaro, frazione di Castiglione dei Pepoli, la Curia affittava al Comune per 11mila euro l’anno un edificio adibito a scuola media per cinquanta bambini. Il proprietario, presunto ente benefico senza scopo di lucro, ha voluto però raddoppiare il lucro. Il comune si è rifiutato di pagare 22mila euro l’anno, iniziando a pagarne 13mila come da valutazione tecnica del prezzo di mercato. Ma puntualmente è arrivato lo sfratto, che sarà esecutivo dal 1° luglio 2013.

Ne ha dato notizia Repubblica, riportando la reazione infuriata dei genitori che arrivano contestare pubblicamente il card. Caffarra: “Non possono sbattere per strada così tanti bambini, soprattutto perché l’edificio è stato donato alla Chiesa proprio per costruirci una scuola”. Da parte sua, il sindaco di Castiglione, Daniela Aureli avrebbe dichiarato: “Ci devono dare più tempo, non hanno nessuna urgenza. Noi abbiamo anche detto che siamo disposti a comprare l’edificio, fare i lavori oppure a pagare 16mila euro di affitto rispetto ai 13mila attuali. Ma per ora niente”.

Non ci stupiscono le pretese di una Chiesa che cura i suoi interessi finanziari. A maggior ragione se si pensa che la Chiesa è il più grande proprietario immobiliare del nostro paese, e che controlla o possiede direttamente la maggioranza delle scuole private. Per quale ragione dovrebbe agevolare la scuola della Repubblica, quando vuole invece espandere le proprie scuole rivendicando per esse sempre maggiori sussidi pubblici?

Ci stupiscono semmai le reazioni meravigliate del sindaco o di tanti genitori, i quali per protesta non mandano più i bambini a catechismo a Lagaro ma li mandano a Castiglione (potrebbe essere più efficace una richiesta in massa dell’ora alternativa). La realtà è che dal 1° di luglio cinquanta bambini saranno senza scuola: la Curia potrà “generosamente” salvarli accettando un cospicuo aumento del canone, o potrà legittimamente lasciarli per strada realizzando nell’edificio una scuola privata, un albergo o anche tenendolo sfitto (le risorse finanziarie non le mancano).

C’è da chiedersi fino a che punto si è spinta l’ingenuità del sindaco. Con un affitto di almeno 13mila euro da pagare ogni anno alla Curia, e con il dovere di costruire una scuola di proprietà comunale per non sottostare ai ricatti del proprietario, avrà deciso di non erogare contributi all’edilizia di culto accantonandoli invece per l’edilizia scolastica?
Castiglione appartiene ai comuni meno trasparenti dell’indagine del nostro circolo sugli oneri di urbanizzazione secondaria (OnUS) per edilizia di culto: la nostra richiesta di accesso agli atti è stata inviata 16 dicembre scorso, ma il comune non ci ha mai risposto. Per questo ieri abbiamo inviato il seguente sollecito all’ufficio protocollo, mettendo per conoscenza il sindaco e gli uffici dei servizi scolastici e sociali.

13 aprile 2013

Al Comune di Castiglione dei Pepoli

OGGETTO:
Richiesta accesso atti: Oneri di urbanizzazione secondaria per edilizia di culto e Albo beneficiari

Il 16 dicembre scorso inviammo la seguente richiesta di accesso ad atti che peraltro dovrebbero essere pubblici.
Oltre la metà dei comuni contattati nella provincia di Bologna ci ha risposto (vedere inchiesta). Castiglione dei Pepoli risulta ad oggi nella lista dei comuni meno trasparenti.
Ipotizzando che la mail possa non esservi giunta per problemi telematici, con la presente rinnoviamo la richiesta.

In relazione alle notizie sullo sfratto della Curia ai danni dei ragazzi che frequentano la scuola media a Lagaro, le informazioni richieste risultano particolarmente importanti per la cittadinanza.
In base alla legge 383/2000, alla nostra associazione, in qualità di associazione di promozione sociale iscritta al registro nazionale presso in ministero della Solidarietà sociale, è riconosciuto il diritto di accesso ai documenti amministrativi in oggetto (art. 22 legge 7 agosto 1990, n. 241).

Certi di un rapido riscontro, porgiamo distinti saluti.

Circolo Uaar di Bologna

16 dicembre 2012

Al Comune di Castiglione dei Pepoli

OGGETTO: Richiesta di accesso agli atti relativi a Oneri di urbanizzazione secondaria per edilizia di culto e agli Albi dei beneficiari

Si richiede di avere su supporto digitale (in allegato via posta elettronica) copia di tutti gli atti relativi alle erogazioni di oneri di urbanizzazione secondaria per edilizia di culto a partire dall’anno 2005.

Nel caso tali erogazioni non fossero avvenute, come consentito dalla legge regionale e dall’autonomia finanziaria di entrata e di spesa (art. 119 Cost.), se ne chiede conferma e si chiede copia dell’eventuale delibera del Consiglio comunale che ne ha disposto l’azzeramento.

Se gli atti in questione fossero reperibili online, vi chiediamo cortesemente di fornirci i link o le istruzioni per accedervi.

Infine, dato che il DPR 7 aprile 2000, n. 118 prevede che i Comuni pubblichino un “Albo dei beneficiari di provvidenze di natura economica” e di esso assicurino “la massima facilita’ di accesso e pubblicità”, si chiede l’accesso a tali albi per tutti gli anni per i quali sono stati pubblicati, sempre tramite link in rete oppure tramite allegato via posta elettronica.

Si ricorda che l’UAAR è APS iscritta al nr,. 141 nel Registro Nazionale (DL Min. Solidarietà Sociale nr. 155/2007) e come tale legittimata alla richiesta in oggetto.

Cordiali saluti.
Circolo Uaar di Bologna

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12 milioni di fondi pubblici all’edilizia di culto: ricerca su 53 comuni della provincia di Bologna

12 Aprile 2013
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Pur lamentandosi con sempre maggiore insistenza della carenza di risorse, i Comuni perseverano nella distribuzione di fondi pubblici per l’edilizia di culto. È questo il risultato di una inchiesta condotta dal circolo Uaar di Bologna, che ha visto la collaborazione di Marco Antonioli nell’ambito di un tirocinio universitario.

Potrà stupire chi non ne ha mai sentito parlare, ma la delibera 849/1998 del Consiglio Regionale Emilia Romagna indica nel 7% degli Oneri di Urbanizzazione Secondaria (OnUS) la somma che annualmente i comuni possono destinare alle religioni per “chiese e altri edifici per servizi religiosi”. Si badi, la stessa delibera specifica che l’esborso vale “salvo diversa percentuale stabilita con deliberazione del Consiglio comunale”: dietro al finanziamento pubblico del patrimonio immobiliare della Chiesa c’è quindi solo una precisa volontà politica.

Inchiesta OnUS per edilizia di culto in provincia di BolognaMa veniamo ai risultati dell’inchiesta. Sono stati contattati 53 comuni della provincia di Bologna, escludendo quelli già analizzati in precedenza — Bologna, Casalecchio di Reno, Imola, San Lazzaro, Zola Predosa — e quelli non raggiungibili per problemi sul loro sito istituzionale. È stato chiesto di fornire, per semplice via telematica, copia di tutti gli atti relativi alle erogazioni di OnUS per edilizia di culto a partire dall’anno 2005.
Nonostante la risposta alla richiesta di accesso agli atti fosse dovuta per motivi di trasparenza nell’amministrazione del denaro pubblico e per motivi giuridici — l’Uaar ne ha diritto in quanto associazione di promozione sociale iscritta al registro nazionale — ben 26 comuni (il 49%) non hanno risposto nemmeno risposto. Tra chi ha risposto, alcune volte è stato necessario rinnovare la richiesta o superare ostacoli, come nel caso del comune di Granarolo, che ha preteso il pagamento di 54 € (per l’invio di una mail con dati che in un paese civile dovrebbero essere liberamente disponibili). In altri casi, come per il comune di Dozza, ci è stato risposto che la richiesta non “era accoglibile” ai sensi dell’art. 22 della Legge 241/90; è stato quindi fatto notare che la stessa legge all’art.26 specifica che “alle associazioni di promozione sociale è riconosciuto il diritto di accesso ai documenti amministrativi”: dopo aver dimostrato che la legge era stata citata a sproposito per negare invece un diritto conclamato, dal comune di Dozza non è più arrivato alcun segnale.

Se dal punto di vista della trasparenza amministrativa i comuni della provincia di Bologna lasciano a desiderare, una volta che si riesce a mettere le mani sugli atti va anche peggio. Non una delle 21 amministrazioni comunali che ci ha inviato la documentazione ha deliberato l’azzeramento del finanziamento pubblico all’edizilia di culto: crisi o non crisi, in tutti casi è stata fatta la scelta ideologica di continuare a sussidiare il più grande immobiliarista sul mercato, la Curia Arcivescovile.

Nella seguente tabella riportiamo i dati riassuntivi dell’inchiesta, che si vanno ad aggiungere alle indagini già svolte in passato dal circolo Uaar di Bologna. Il totale dei finanziamenti pubblici all’edilizia di culto finora documentati arriva alla cifra record di 12.470.771,57 € per la sola provincia bolognese. Ulteriori informazione e in particolare la banca nazionale sugli OnUS è disponibile alla pagina della Campagna Oneri Uaar.

COMUNE ANNO OnUS PER EDILIZIA DI CULTO
Anzola dell’Emilia 2004 14.667,96
Anzola dell’Emilia 2005 11.803,89
Anzola dell’Emilia 2006 9.540,56
Anzola dell’Emilia 2007 9.811,08
Anzola dell’Emilia 2008 19.965,76
Anzola dell’Emilia 2009 22.418,19
Anzola dell’Emilia 2010 30.724,89
Anzola dell’Emilia 2011 19.681,30
Argelato 2005 19.987,77
Argelato 2006 15.549,83
Argelato 2007 19.652,64
Argelato 2008 12.123,70
Argelato 2009 10.000,00
Argelato 2010 12.000,00
Argelato 2011 10.000,00
Bazzano 2005 6.926,61
Bazzano 2006 7.460,57
Bazzano 2007 10.067,07
Bazzano 2008 7.914,67
Bazzano 2009 2.563,86
Bazzano 2010 2.850,52
Bazzano 2011 4.382,20
Bologna 2000 522.137,93
Bologna 2001 600.122,92
Bologna 2002 679.242,00
Bologna 2003 736.790,00
Bologna 2004 798.970,00
Bologna 2005 786.652,00
Bologna 2006 567.431,00
Bologna 2007 539.731,00
Bologna 2008 366.603,00
Bologna 2009 344.154,00
Bologna 2010 379.731,00
Budrio 2004 32.339,52
Budrio 2005 64.165,77
Budrio 2006 87.308,00
Budrio 2007 67.416,00
Budrio 2008 34.094,00
Budrio 2009 26.263,52
Budrio 2010 21.648,40
Budrio 2011 34.566,36
Casalecchio di Reno 2001 23.672,30
Casalecchio di Reno 2002 51.245,36
Casalecchio di Reno 2003 22.786,00
Casalecchio di Reno 2004 41.977,00
Casalecchio di Reno 2005 31.415,00
Castel Guelfo di Bologna 2005 17.893,74
Castel Guelfo di Bologna 2006 10.819,74
Castel Guelfo di Bologna 2007 17.053,24
Castel Guelfo di Bologna 2008 13.129,51
Castel Guelfo di Bologna 2009 4.569,07
Castel Guelfo di Bologna 2010 3.532,91
Castel Guelfo di Bologna 2011 2.804,92
Castello di Serravalle 2005 7.134,23
Castello di Serravalle 2006 10.601,28
Castello di Serravalle 2007 5.515,88
Castello di Serravalle 2008 3.276,62
Castello di Serravalle 2009 5.415,59
Castello di Serravalle 2010 1.646,26
Crevalcore 1998 14.259,86
Crevalcore 1999 21.367,56
Crevalcore 2000 18.452,33
Crevalcore 2001 25.722,85
Crevalcore 2002 26.224,49
Crevalcore 2003 26.625,58
Crevalcore 2004 31.298,13
Crevalcore 2005 32.977,44
Crevalcore 2006 28.133,67
Crevalcore 2007 18.395,00
Crevalcore 2008 16.586,47
Crevalcore 2009 26.733,86
Crevalcore 2010 12.587,10
Imola 1999 149.303,54
Imola 2000 116.696,72
Imola 2001 90.993,13
Imola 2002 111.666,54
Imola 2003 159.025,41
Imola 2004 148.167,64
Imola 2005 196.351,74
Imola 2006 184.468,52
Imola 2007 145.231,80
Imola 2008 133.636,92
Imola 2009 112.051,83
Imola 2010 91.572,90
Loiano 2004 3.940,38
Loiano 2005 6.924,29
Loiano 2006 6.351,36
Loiano 2007 5.715,23
Loiano 2008 8.156,98
Loiano 2009 6.243,61
Loiano 2010 5.903,22
Loiano 2011 1.490,24
Loiano 2012 235,91
Marzabotto 2004 2.911,00
Marzabotto 2005 4.753,55
Marzabotto 2006 4.817,53
Marzabotto 2007 5.484,63
Marzabotto 2008 6.467,58
Marzabotto 2009 1.341,97
Marzabotto 2010 222,36
Marzabotto 2011 638,00
Medicina 2000 34.104,38
Medicina 2001 28.519,81
Medicina 2002 26.990,09
Medicina 2003 30.252,71
Medicina 2004 33.165,11
Medicina 2005 30.730,22
Medicina 2006 35.079,78
Medicina 2007 45.116,83
Medicina 2008 27.404,23
Medicina 2009 17.147,45
Medicina 2010 13.651,11
Medicina 2011 9.686,71
Molinella 2004 23.772,28
Molinella 2005 23.521,87
Molinella 2006 18.331,95
Molinella 2007 13.074,50
Molinella 2008 15.375,10
Molinella 2009 15.687,31
Molinella 2010 7.959,53
Molinella 2011 6.679,08
Monteveglio 2007 3.597,57
Monteveglio 2008 5.115,23
Monteveglio 2010 1.346,00
Mordano 2003 3.231,17
Mordano 2004 3.298,69
Mordano 2005 3.230,33
Mordano 2006 2.140,84
Mordano 2007 3.094,34
Mordano 2008 1.556,51
Mordano 2009 754,05
Ozzano dell’Emilia 2000 15.412,76
Ozzano dell’Emilia 2001 51.749,72
Ozzano dell’Emilia 2002 13.600,00
Ozzano dell’Emilia 2003 30.429,91
Ozzano dell’Emilia 2004 61.650,00
Ozzano dell’Emilia 2005 47.533,22
Ozzano dell’Emilia 2006 50.000,00
Ozzano dell’Emilia 2007 36.642,64
Ozzano dell’Emilia 2008 64.000,00
Ozzano dell’Emilia 2009 34.392,88
Pianoro 2004 43.177,37
Pianoro 2006 23.735,85
San Benedetto Val di Sambro 2003 3.653,88
San Benedetto Val di Sambro 2004 2.596,76
San Benedetto Val di Sambro 2005 4.357,20
San Benedetto Val di Sambro 2006 4.375,42
San Benedetto Val di Sambro 2007 4.295,98
San Benedetto Val di Sambro 2008 3.336,38
San Benedetto Val di Sambro 2009 3.523,82
San Benedetto Val di Sambro 2010 2.633,98
San Benedetto Val di Sambro 2011 1.843,92
San Giorgio di Piano 1994 16.705,83
San Giorgio di Piano 1995 11.840,80
San Giorgio di Piano 1996 8.746,10
San Giorgio di Piano 1997 12.205,87
San Giorgio di Piano 1998 12.079,99
San Giorgio di Piano 1999 12.080,00
San Giorgio di Piano 2000 12.080,00
San Giorgio di Piano 2001 16.249,28
San Giorgio di Piano 2002 19.245,80
San Giorgio di Piano 2003 40.444,41
San Giorgio di Piano 2004 41.868,64
San Giorgio di Piano 2005 34.042,10
San Giorgio di Piano 2006 30.998,51
San Giorgio di Piano 2007 15.700,70
San Giorgio di Piano 2008 10.244,53
San Giorgio di Piano 2009 15.041,99
San Giorgio di Piano 2010 16.889,86
San Giorgio di Piano 2011 9.454,36
San Lazzaro di Savena 1997 78.955,98
San Lazzaro di Savena 1998 65.759,99
San Lazzaro di Savena 1999 84.571,18
San Lazzaro di Savena 2000 91.429,61
San Lazzaro di Savena 2001 75.751,20
San Lazzaro di Savena 2002 97.238,12
San Lazzaro di Savena 2003 111.217,82
San Lazzaro di Savena 2004 72.802,03
San Lazzaro di Savena 2005 80.486,22
San Lazzaro di Savena 2006 60.343,56
San Lazzaro di Savena 2007 55.986,36
San Lazzaro di Savena 2008 71.197,67
San Lazzaro di Savena 2009 50.877,18
San Lazzaro di Savena 2010 46.786,88
San Pietro in Casale 2005 32.500,00
San Pietro in Casale 2007 19.965,87
San Pietro in Casale 2008 12.585,20
San Pietro in Casale 2009 11.815,00
San Pietro in Casale 2010 7.007,70
Sant’Agata Bolognese 1994 6.911,32
Sant’Agata Bolognese 1995 6.911,32
Sant’Agata Bolognese 1996 6.911,33
Sant’Agata Bolognese 1997 13.659,86
Sant’Agata Bolognese 1998 13.659,87
Sant’Agata Bolognese 1999 21.831,12
Sant’Agata Bolognese 2000 8.171,26
Sant’Agata Bolognese 2001 8.882,44
Sant’Agata Bolognese 2002 11.839,91
Sant’Agata Bolognese 2003 21.602,25
Sant’Agata Bolognese 2004 15.677,21
Sant’Agata Bolognese 2005 17.768,90
Sant’Agata Bolognese 2006 9.619,42
Sant’Agata Bolognese 2007 12.200,18
Sant’Agata Bolognese 2008 6.461,59
Sant’Agata Bolognese 2009 9.482,80
Sant’Agata Bolognese 2010 3.363,49
Sant’Agata Bolognese 2011 5.833,91
Zola Predosa 2000 43.060,26
Zola Predosa 2001 33.168,15
Zola Predosa 2002 51.303,52
Zola Predosa 2003 67.315,19
Zola Predosa 2004 64.239,37
Zola Predosa 2005 71.245,26
Zola Predosa 2006 75.071,46
Zola Predosa 2007 88.776,54
Zola Predosa 2008 26.804,47
Zola Predosa 2009 24.464,20
Zola Predosa 2010 20.705,15
TOTALI 12.470.771,57

comunicati, notizie ,

Sant’Orsola: assistenti religiosi al posto di infermieri

29 Marzo 2013

Repubblica informa che anche per il 2013 “il policlinico Sant’Orsola ha rinnovato la convenzione annuale di quasi 128mila euro con la diocesi di Bologna“. Soldi pubblici usati per retribuire cinque “assistenti religiosi” scelti dal card. Caffarra, il quale ha firmato per la Curia l’ennesima convenzione tipica del malcostume clericale italiano.

Card Caffarra al Sant'Orsola (archivio Regione)

Card Caffarra al Sant'Orsola (archivio Regione)

Può stupire la cittadinanza venire a sapere che nella Sanità pubblica, anche in periodo di crisi, si assumano preti al posto di infermieri. Ma di certo non soprende l’Uaar. Nell’ambito dell’inchiesta icostidellachiesa la nostra associazione denuncia questo assurdo esborso di denaro pubblico, stimando in 25.000 euro il costo medio di ogni “assistente religioso”. Stima prudenziale, puntualmente confermata dalle cifre pagate dal Sant’Orsola alla Curia per il 2013. Sempre l’Uaar, su L’Ateo 6/2011 (78), pubblicava una panoramica sui costi dell’assistenza religiosa cattolica negli ospedali italiani, regione per regione, nell’articolo di Marco Accorti “I casti costi”.

Tornando al nostro territorio, grazie anche alla documentazione disponibile su Marzaforum sappiamo che nel 2010 le aziende sanitarie dell’Emilia Romagna hanno speso almeno 2.297.049,52 euro per gli “assistenti religiosi” scelti dalla Curia.
È la legge regionale 12/1989 che prevede l’assunzione di questo anacronistico personale nelle aziende sanitarie attraverso intese con autorità religiose (cattoliche). Preti, frati, diaconi o altri religiosi a scelta esclusiva del vescovo vengono così retribuiti come infermieri di 7° livello. La loro presenza tra le corsie, da sempre più cittadini ritenuta fuori luogo (quando non sgradita o invadente), viene comunemente immaginata come svolta per puro volontariato. Ma la realtà è ben diversa: paga il contribuente.

É previsto un “assistente religioso” ogni 200 posti letto. E a loro beneficio si aggiungono ulteriori spese per uffici, luoghi di culto, appartamenti, buoni pasto, parcheggi riservati, servizi di pulizie. Il tutto grava sul bilancio della già dissestata Sanità pubblica.
In un paese civile il denaro pubblico dovrebbe essere usato per l’assistenza psicologica, a beneficio di tutti i pazienti, cattolici e non cattolici, credenti e non credenti. Alle necessità religiose dei ricoverati dovrebbero provvedere le confessioni religiose, con risorse proprie a senza privilegi. Chiediamo alla Regione di rivedere al più presto la legge 12/1989 e di assumere infermieri, medici, psicologi al posto dei religiosi scelti dal card. Caffarra.

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Risposta laica alla Università Cattolicista

9 Marzo 2013
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Per contrastare l’evidente proposito di trasformare la nostra Università in scuola cattolicista, scimmiottando le scuole coraniche, in atto nell’Ateneo bolognese, il Circolo UAAR di Bologna organizza in Zona Universitaria 2 tavoli informativi con la distribuzione dei moduli per lo Sbattezzo.
Smettere di battezzare i bambini è metodo il più semplice ed efficace per diminuire il potere e l’invadenza clericale. Sbattezzarsi in massa è comunque un buon rimedio. E’ un atto politico che potrà venir sbeffeggiato ma non ignorato.
Aspettiamo tante ragazze e ragazzi, anche disponibili ad aiutarci sul momento e sul posto.
Martedì 19 Via Belle Arti angolo Via Castagnoli; mercoledì 20 Largo Respighi, sempre dalle 9,30 alle 14,00.
Possibilmente portare fotocopia del documento per l’immediato sbattezzo.

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Ospedale di Ferrara: firmata intesa per assistenza a non cattolici

8 Febbraio 2013
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L’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara ha firmato ieri, giovedì 7 febbraio, una intesa per “l’assistenza religiosa e morale a persone non cattoliche e non credenti”, da svolgersi all’interno della “Sala del silenzio e multiculto” approntata presso il nuovo polo ospedaliero di Ferrara (a Cona).

Conferenza stampa, nuovo Ospedale di Ferrara (fonte: estense.com)

Conferenza stampa 7-2-2013, nuovo Ospedale di Ferrara (fonte: estense.com)

La prima interessante novità è che il protocollo parte da constatazioni quali il “sensibile aumento delle persone non credenti e di confessioni religiose diverse dalla cattolica nella società italiana attuale e il riflettersi di questo fenomeno  nella tipologia dei pazienti ricoverati” e dalla “necessità di garantire indistintamente a tutti gli utenti la libertà di culto, di pensiero e di interfacciarsi con un rappresentante della propria fede o delle proprie convinzioni, soprattutto in momenti difficili quali il ricovero ospedaliero, la sofferenza ed il lutto”.

La seconda rilevante la novità è che, assieme a undici confessioni religiose di minoranza, anche l’Uaar risulta presente tra i firmatari dell’intesa.

Di seguito pubblichiamo la relazione del Circolo Uaar di Bologna e del referente Uaar di Ferrara.

Oggi, 7 febbraio 2013, presso l’Ospedale di Cona (FE), alle h. 15:00, alla presenza del Direttore Generale dell’Ospedale Dr. Gabriele Rinaldi, del Direttore Sanitario Dr. Andrea Gardini e dell’Assessore alla Sanità del Comune di Ferrara Chiara Sapigni, è stato sottoscritto il Protocollo d’Intesa che avvia ufficialmente la costituzione della Sala del Silenzio all’interno del nuovo Ospedale di Ferrara.

Per l’Uaar ha firmato Stefano Guidi, referente ferrarese dell’associazione, nominato per l’occasione assistente morale di riferimento per gli utenti della Sala. Gli altri undici firmatari sono: Chiesa Cristiana Evangelica, Chiesa Evangelica Battista – U.C.E.B.I., Chiesa Evangelica Valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia, Centro di Cultura Islamica di Ferrara e Provincia, Comunità Ebraica di Ferrara, Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, Centro Studi Cenresig – Centro Associato Unione Buddhista Italiana, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Chiesa Ortodossa Rumena, Associazione Gurdwara Singh Sabha – Tempio Sikh, St. Joseph Chosen – Church of God di Ferrara.

I dodici gruppi rappresentati sono coinvolti da luglio 2012 nel processo partecipativo avviato dall’Ufficio Comunicazione dell’Ospedale e giunto oggi all’elaborazione del Protocollo. Per Uaar sono stati coinvolti l’architetto Flavio Gardini e la sociologa Marina Pirazzi di Bologna. Nei prossimi mesi il gruppo di lavoro si dedicherà alla redazione della Carta dei valori e del Regolamento per l’utilizzo della sala; parallelamente verrà sviluppato il progetto di allestimento dello spazio messo a disposizione dall’Ospedale, una sala di forma rettangolare introdotta da due anticamere e posta accanto alla cappella cattolica.

L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, Circolo di Bologna e Referente per Ferrara, considera questo evento un importante passo avanti verso la progressiva eliminazione delle discriminazioni in campo religioso, di professioni di credo e posizioni ateo-agnostiche, attraverso la concreta azione di apertura, dialogo e confronto fra spiritualità e coscienze diverse. Sottolineiamo l’importanza della futura Sala nel far emergere gli aspetti comuni alle coscienze umane, al di là delle differenze di cultura e religione.

La partecipazione a questo progetto ha dato l’opportunità di interrogare i soci Uaar di Bologna e Ferrara su come questa sala dovrebbe essere, quali le sue funzioni e le sue regole, nel rispetto delle esigenze e delle visioni della vita di persone atee o agnostiche e nell’accoglienza delle esigenze di coloro che condividono altre posizioni. Attraverso una consultazione sulle precise caratteristiche della sala, abbiamo consegnato un documento nel quale esprimiamo la visione del nostro gruppo sulle auspicabili caratteristiche della sala e del suo uso in relazione ai portatori d’interesse e una bozza previsionale per la fattibilità dell’intervento, augurandoci che diventino un’utile base di lavoro per tutto il gruppo di consultazione.

Successivamente alla firma del protocollo d’intesa, occorrerà lavorare assieme agli altri firmatari su una tipologia edilizia ancora nuova per l’Italia, diffusa in Nordeuropa e Nordamerica ma tuttora in evoluzione, che secondo noti studi ha già dato importanti risultati ma richiede notevole impegno per la buona riuscita sul piano del confronto e dell’integrazione tra gli utenti. È importante quindi un’adeguata impostazione progettuale dell’operazione: gli studi da noi consultati su queste Sale insistono su necessità e difficoltà di creare ambienti adatti a soddisfare gusti, comportamenti e condizioni di accettabilità di persone di diverso pensiero e cultura. Tali spazi, indicatori di pluralismo e rispetto reciproco, comportano relazioni complesse tra design, diversità e fede. A tale complessità si aggiunge il fatto che il loro fruitore sarà non solo -ad esempio- musulmano, cristiano, ateo, ecc., ma al contempo donna o uomo, giovane o anziano, disabile e così via, fino a comporre l’identità multipla di cui ciascun essere umano è portatore. Di tali differenze culturali si dovrà tener conto nel cercare di rendere la sala confortevole, accogliente, rassicurante per tutti, pertanto non basterà un allestimento genericamente distinto dal tono ospedaliero del contesto; ogni dettaglio dell’allestimento andrà analizzato a sé e filtrato in rapporto alla percezione che i diversi utenti avranno dell’intervento
nel suo complesso.

Il nome della sala, i suoi scopi, gli strumenti d’informazione e comunicazione, sono ulteriori elementi fondamentali alla cui scelta, di stile e di contenuto, tutti devono partecipare, per non incorrere in errori o soluzioni incomplete o sgradite a qualche gruppo. La forza di un progetto come questo starà anche nella coralità dei diversi passaggi. Non va sottovalutato che l’intera operazione può avere esiti diversi, secondo il reperimento delle risorse necessarie, da pianificare e promuovere, auspicando contributi anche esterni al Gruppo dei firmatari.

L’Uaar conferma la propria disponibilità a partecipare a tutte le fasi successive di partecipazione coordinate dall’Azienda Ospedaliera, assieme agli altri firmatari del Protocollo. E ringraziando i promotori dell’iniziativa e gli altri componenti del gruppo di consultazione, auspica che simili esperienze si sviluppino anche in altri contesti, superando barriere e privilegi che discriminano i cittadini su base religiosa

Flavio Gardini e Marina Pirazzi, Circolo Uaar di Bologna.
Stefano Guidi, referente provinciale Uaar per Ferrara.

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Crevalcore: quei 300mila euro all’edilizia di culto, “doni preziosissimi” e bizzarre fatture giustificative

13 Dicembre 2012

Venne anche il papa a visitare le zone colpite dal terremoto. Una passarella mediatica che causò disagi alle attività di assistenza e che fece notizia per l’annuncio del dono di mezzo milione di euro da parte del papa (destinato, si badi, alle sue diocesi).
Di doni parlò anche il cardinal Caffarra, in una lettera alle vittime del terremoto: “Ci state facendo in questi giorni un dono preziosissimo: il dono della vostra sofferenza, la quale nella visione cristiana è la linfa della vita della Chiesa”. Immaginiamo che chi soffre avrebbe tolto volentieri tale linfa alla religione del cardinale.

Nei giorni scorsi abbiamo ricordato che oltre 15 milioni di “linfa” sono arrivati alla Chiesa grazie al commissario Vasco Errani, che li ha sottratti dai fondi urgenti per la ricostruzione. E altra “linfa” arrivava anche dai singoli comuni, anche da quelli colpiti dal terremoto.
Prendiamo ad esempio Crevalcore, dove il nostro circolo ha recuperato gli atti relativi alle erogazioni alle chiese per edilizia di culto: dal 1998 al 2010 le parrocchie locali si sono spartite 300.149,18 euro di soldi pubblici, secondo direttive del “tecnico incaricato responsabile per le attrezzature religiose” della Curia Arcivescovile di Bologna, dott. ing. Luigi Soffritti, e del preposto della parrocchia di San Silvestro, don Ivano Griggio.

Scuola elementare G.Lodi - Crevalcore

Scuola elementare G.Lodi - Crevalcore

Se è triste constatare che l’edilizia di culto sia pagata con risorse che i comuni potrebbero interamente destinare all’edilizia scolastica, al verde pubblico e agli asili nido, ci ha proprio stupito leggere gli estremi di alcune fatture giustificative dell’esborso del comune di Crevalcore. Compaiono infatti pagamenti a ditte che trattano la manutenzione di organi (Mascioni), gli arredi sacri (Caloi), il carburante (Eurocap petroli), componenti ad alta tecnologia per lo spettacolo (GMep-Molpass), fotocopiatrici (Nucci Renato) ed anche la ristorazione (eg).
Insomma, a meno di omonimie con ditte di costruzioni, sembra che qualsiasi fattura presentata delle parrocchie di Crevalcore potesse essere rimborsata dai fondi dell’edilizia di culto alimentati dagli oneri di urbanizzazione secondaria.

Ricordiamo che in base alla normativa regionale, i comuni possono variare le percentuali di ripartizione degli oneri di urbanizzazione secondaria e quindi azzerare quella relativa alla voce “edilizia di culto”. Sarebbe un atto doveroso da parte degli amministratori pubblici che spesso si lamentano della scarsità di risorse e sarebbe indispensabile nei comuni colpiti da calamità naturali.

[foto dal sito della Provincia di Bologna]

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Il culto può attendere, i terremotati no

8 Dicembre 2012
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“Garantire l’esercizio del culto”. Con questa motivazione il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, nelle vesti di commissario alla ricostruzione a seguito del sisma del maggio scorso, ha destinato 15 milioni di euro per il ripristino delle chiese. I fondi fanno parte di quelli definiti dall’art. 2 del decreto legge 6 giugno 2012, n. 74, ossia le risorse pubbliche per “interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici”.

Al commissario Errani diciamo che non consideriamo degno di un paese civile il fatto che l’esercizio del culto in zone colpite da calamità naturali venga trattato come una priorità a carico dello stato, e che venga messo sullo stesso piano della ricostruzione di attrezzature scolastiche o dell’assegnazione di case per le famiglie la cui abitazione è ancora inagibile.

Non consideriamo degno di un paese civile il fatto che il commissario Errani non abbia chiesto alla Cei di intervenire per coprire interamente le spese per la ricostruzione delle chiese, visti gli oltre 6 miliardi di finanziamento pubblico che la Chiesa cattolica riceve ogni anno.

Non consideriamo degno di un paese civile il fatto che un commissario alla ricostruzione non abbia percorso la strada che avevamo già indicato il 24 maggio scorso: ottenere dal Governo l’utilizzo dell’Otto per Mille statale, che è una risorsa che la legge prevede possa essere spesa per “interventi straordinari per le calamità naturali”.

Anche di fronte alle tragedie l’Italia clericale resta fedele a se stessa: vengono utilizzati i soldi pubblici destinati alle emergenze per ricostruire chiese e non vengono investiti fondi pubblici espressamente utilizzabili per far fronte alle calamità naturali per non rischiare che la Chiesa abbia un introito più basso dall’Otto per mille.

Al commissario Errani chiediamo di pretendere dal governo l’utilizzo dell’Otto per Mille statale 2012 e 2013 per la ricostruzione in Emilia, e successivamente di promuoverne la scelta tra i contribuenti in vista della prossima dichiarazione del redditi. Se per non scontentare la Chiesa preferisce procurare un danno oggettivo alle popolazioni colpite dal sisma, allora è meglio che si dimetta.

Il coordinamento regionale Uaar dell’Emilia Romagna

[Comunicato inviato al Commissario alla ricostruzione Vasco Errani]

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Otto per Mille statale per San Petronio?

24 Novembre 2012
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Mancherebbero ancora 4 milioni di euro per terminare il restauro della basilica di San Petronio. Per trovare i soldi, qualcuno ha avuto l’idea di attingere per almeno 800.000 euro all’Otto per Mille statale. Non è chiaro se sia stato il comune oppure la Curia: Repubblica e Il Carlino riportano solo che “è già partita la richiesta alla Presidenza del consiglio”.

San Petronio fu di proprietà del libero comune di Bologna fino al 1929.  Solo nel 1929, grazie ai Patti Lateranensi firmati da Mussolini, divenne proprietà della Curia. Pur considerando il valore artistico dell’edificio della diocesi, è davvero incivile e irrispettoso nei confronti dei cittadini che vivono nelle zone colpite dal sisma pensare di erodere i fondi dell’Otto per Mille statale, che ha tra le sue finalità gli “interventi straordinari per le calamità naturali”.

Il Comune di Bologna ha sempre scelto di erogare gli oneri di urbanizzazione secondaria per edilizia di culto, donando circa 5 milioni di euro in dieci anni per le acquisizioni e il consolidamento del patrimonio immobiliare della Curia arcivescovile. Stupisce che nessuno dei consiglieri comunali che hanno ascoltato il primicerio della basilica don Oreste Leonardi glielo abbia ricordato, o gli abbia fatto notare come vendendo solo pochi dei propri immobili la Curia troverebbe immediatamente tutti i 4 milioni di euro mancanti, senza gravare ulteriormente sulle spalle dei contribuenti. Per non parlare del fatto che il finanziamento per il restauro della basilica potrebbe arrivare benissimo dal miliardo di euro che ogni anno, tramite l’Otto per Mille, arriva alla CEI.

La posizione del circolo Uaar di Bologna rimane quella espressa a maggio di quest’anno: usare l’Otto per Mille statale per la ricostruzione e per prevenire i danni da calamità naturali, pensando alle scuole, agli ospedali, agli asili nido e a tutti gli altri edifici di proprietà statale o delle amministrazioni locali.

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