Municipio di Bologna per tre giorni sotto benedizione
Don Isidoro scrive alla dirigenza del Comune di Bologna. Vuole passare a benedire e detta il calendario delle tre giornate in cui, dalle 10 alle 12, ha intenzione di entrare in ciascuna delle tre torri di piazza Liber Paradisus per compiere il rito religioso ufficio per ufficio.
La dirigenza, al posto di far notare al parroco che si tratta di uffici pubblici, che è orario di lavoro e che sarebbe al più il caso di contattare il CDCB per organizzare un’attività extralavorativa, rende ufficiale il calendario delle benedizioni stabilito dal sacerdote e tre giorni fa comunica ai capi area di attivarsi: la direttiva è quella di coinvolgere i propri collaboratori “affinchè accompagnino il Parroco ognuno per il piano di rispettiva competenza” (la maiuscola per il nome comune parroco fa parte della direttiva). A loro volta i capi area comunicano prontamente agli impiegati che nelle giornate del 14, 15 e 16 marzo, ore 10-12, ci sarà da organizzarsi per accogliere il sacerdote.
Si rinnova dunque questa forma di malcostume, che denunciamo dal 2009 e che trasforma le istituzioni in luoghi di preghiera, impegna dirigenti e capi area retribuiti dai contribuenti nella promozione del culto cattolico, causa l’interruzione del lavoro dei pubblici uffici e autorizza forme collettive di assenteismo “benedetto”. Senza contare la violazione della privacy di coloro che, essedo in ufficio in forza di un contratto di lavoro, si trovano nella condizione di prendere posizione di fronte a un atto di culto invasivo e disposto dai propri superiori.
Il Circolo Uaar di Bologna è pronto a intervenire in difesa della laicità delle istituzioni e per garantire il rispetto delle lavoratrici e dei lavoratori atei e agnostici, augurandosi sia per prima l’amministrazione comunale a riacquisire il senso dello stato.
Aggiornamento del 6/3/2016: articolo su Repubblica, di Rosario di Raimondo “Bologna, il Comune si fa benedire per Pasqua: l’ira di Cgil e atei”
Aggiornamento del 7/3/2016, ore 10: l’Uaar ha inviato una diffida al Comune di Bologna, chiedendo al contempo l’accesso agli atti per verificare chi ha autorizzato la tre giorni di benedizioni, con quali modalità e come sono stati informati i lavoratori.
Aggiornamento del 7/3/2016, ore 17: il Circolo Uaar di Bologna risponde al duro attacco della Curia, che nel richiedere il dialogo sulle benedizioni in municipio accusa i laici di seminare «disprezzo e odio». L’Uaar invece argomenta, non urla. Dati alla mano, è costume della Curia scrivere parole di odio e disprezzo verso i non credenti: mons. Nuvoli scrisse infatti una mail all’ Uaar Bologna definendo atei e agnostici come “scellerati”, “demoni”, “senza cervello” e che usano “il cervello a scartamento ridotto”. E anche nel caso delle benedizioni ufficio per ufficio per tre giorni consecutivi alle torri del nuovo municipio, il Circolo Uaar di Bologna aveva pacatamente invitato il Comune a una soluzione ragionevole: organizzare tramite l’associazione dei dipendenti un momento per il rito religioso al di fuori dell’orario di lavoro, in locali che l’amministrazione comunale avrebbe potuto mettere a disposizione nel rispetto della laicità delle istituzioni e dello statuto dei lavoratori.
Aggiornamento del 7/3/2016: Marcia indietro del Comune, che diffonde la seguente nota della Direzione generale: “In merito alle benedizioni pasquali nei palazzi comunali si precisa che nessun dipendente comunale dovrà accompagnare alcun sacerdote lungo i corridoi o sarà costretto ad abbandonare il proprio posto di lavoro.
Come da prassi consolidata, all’interno dei palazzi comunali saranno predisposti spazi per il rito religioso, a cui i dipendenti potranno liberamente partecipare. Ai sacerdoti sarà permesso l’accesso alle residenze comunali e saranno indicati i luoghi per la benedizione”.
Aggiornamento del 10/3/2016: o.La Chiesa Metodista-valdese di Bologna e Modena si schiera per la laicità. Nell’articolo Bologna la rossa. Porpora. il pastore Michel Charbonnier dichiara che «ci cadono un po’ le braccia, soprattutto di fronte alle modalità», che «sembra una provocazione bella e buona», che «è un trend conosciuto ma forse con un aumento dell’arroganza» se si pensa che sono state spalancate «le porte del Comune, che è il luogo di tutti i bolognesi per eccellenza». Infine conclude considerando che «c’è anche un voler mettere la propria “bandierina” sulla cosa pubblica da parte delle gerarchie cattoliche. A livello cittadino c’è anche una regressione culturale sulla laicità e sul pluralismo religioso».
Ci provano sempre e dovunque. Non si rassegnano di aver a che fare con persone pensanti che “si confrontano sull’al di qua” e non sull’al di là. Anche il vescovo di Bologna facendosi paladino delle moschee e dei riti musulmani a scuola, non fa altro che difendere i diritti delle altre religioni per rafforzare i diritti, a suo parere, della religione cattolica. Dice che è favorevole per imporre di nuovo riti che in tanti ormai rifiutano. Anni fa in tanti avrebbero accettato in silenzio la benedizione degli uffici, adesso c’e qualcuno/a che dice basta!