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L’adulazione dell’Unibo per il papa e le email ignorate – II Episodio

24 Novembre 2017

Diverse settimane fa abbiamo preso l’impegno, con una nostra follower su Facebook, di pubblicare il contenuto delle email inviate al Rettore dell’Università di Bologna in relazione al suo incontro con il papa Francesco I e ad altre questioni di lesa laicità all’interno dell’Ateneo.

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Il 18 settembre abbiamo scritto al Rettore e ad altri indirizzi email di organi rappresentativi dell’ateneo:

“Magnifico Rettore,
a scriverLe è l’UAAR di Bologna, circolo locale dell’Unione Atei Agnostici e Razionalisti, associazione presente sul territorio nazionale da oltre trent’anni, iscritta nel circuito di associazioni laicistiche europee. La nostra associazione, oltre a rappresentare i gruppi citati nella propria intestazione, si prefigge l’ulteriore obiettivo di tutelare i diritti civili connessi al principio costituzionale di laicità dello Stato per tutti, senza alcuna distinzione.
Come Circolo UAAR di Bologna non possiamo tacere dinnanzi ad una Vostra email istituzionale indirizzata a tutti gli studenti dell’Università di Bologna – università statale e quindi laica – in cui si invita il corpo studentesco all’incontro con il Papa della Chiesa Cattolica romana il primo ottobre in piazza San Domenico per presenziare alla consegna del Sigillum Magnum al capo dello Stato Vaticano.
Questo atto si iscrive nel solco di una serie di pratiche poste in essere dall’Università di Bologna che la nostra associazione ha già in passato segnalato e denunciato. In data 18.11.16, per esempio, un nostro delegato è stato sentito dal Consiglio degli Studenti per chiedere un intervento da parte dell’organo universitario in merito ad altre due questioni che rappresentano violazione del diritto alla laicità, proprio come la Vostra email e la Vostra consegna del simbolo in veste ufficiale di Rettore:
– l’invito sul sito della Scuola di Scienze Agrarie alla consueta benedizione pasquale ed al seguente momento di raccoglimento in preghiera;
– la concessione di spazi a gruppi religiosi cattolici nella facoltà di Ingegneria, contemporaneamente negati ad iniziative di altra estrazione.
– ancora presso la Facoltà di Ingegneria, in aula magna Enrico Mattei, la presenza di un crocifisso di dimensioni considerevoli, a danno dell’immagine stessa e della serietà di un’aula magna di una facoltà scientifica, luogo dove la Scienza e la Tecnica, a dire dello stesso allora preside Diotallevi, sono gli unici argomenti su cui le manifestazioni consentite all’interno della facoltà possono vertere.
Rileviamo in questi episodi una grave violazione dei principi fondanti non solo della Costituzione Italiana, ma addirittura dello stesso Studium di Bologna, embrione dell’odierna Università degli studi di Bologna, che si fondava proprio sui due pilastri della libertà e della laicità. La nostra Alma Mater ancora oggi si professa pubblica, autonoma e laica e proprio in relazione a questi suoi caratteri solleviamo in questa sede le criticità delle questioni fin qui esposte:
1) Un problema di Discriminazione: non risultano esserci analoghi inviti e concessioni di spazi ad altre confessioni religiose e associazioni atee e agnostiche (la Corte Costituzionale ha stabilito che “il nostro ordinamento costituzionale esclude ogni differenziazione di tutela della libera esplicazione sia della fede religiosa sia dell’ateismo”, sentenza n. 117 del 2 ottobre 1979).
2) Un problema di Privacy e pressioni indebite: l’Università invitando personale e studenti (in alcuni casi genericamente selezionati come “credenti”) ad un atto di culto cattolico, spinge a manifestare le proprie convinzioni personali sul luogo di lavoro e sul luogo dedicato allo studio.
3) Violazione del principio di laicità dello Stato: principio conquista della modernità occidentale, garantisce che lo spazio pubblico sia ideologicamente e religiosamente neutro, in modo che tutti i cittadini si possano sentire rappresentati e non esclusi, a prescindere dalle loro credenze. Nessun gruppo, per quanto numeroso, può quindi appropriarsi dello spazio pubblico a danno degli altri, per quanto pochi, e contrassegnarlo con i simboli religiosi o ideologici di una sola parte.

In qualità di rappresentante di uno degli atenei italiani più illustri, la cui attività e storia godono di un respiro internazionale amplissimo (fino all’Estremo Oriente), e che ogni anno non solo ospita migliaia di studenti internazionali, ma è centro attivo di integrazione sociale anche sul territorio italiano, la invitiamo a riflettere sul conferimento del Sigillum al capo religioso della Chiesa Cattolica romana. Né l’Università di Bologna né la figura del papa, infatti, necessitano di un tale scambio, godendo già entrambi di planetaria notorietà. Né, tantomeno, potrebbero lodarsi le attività dell’attuale pontefice. Ci preme, infatti, evidenziarVi in merito come la comunità internazionale si è espressa a suo riguardo: l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha in più occasioni redarguito non solo la Chiesa intera, ma addirittura la persona stessa di Jorge Mario Bergoglio per la negligenza con cui ha gestito le accuse di pedofilia all’interno dell’organismo della Chiesa. Addirittura il presidente del Comitato Onu per i diritti del bambino Kristen Sandberg ha denunciato le ripetute violazioni della Dichiarazione dei diritti del fanciullo avvenute all’interno dell’organismo e, nonostante queste, negli ultimi anni l’attuale papa non ha smesso di circondarsi di persone accusate di questo gravissimo reato.

Non pare necessario aggiungere altri argomenti, se non ribadire i citati principi di laicità dell’istituzione da Lei rappresentata, che rendono inopportuno e fuori luogo una sollecitazione degli studenti ed al personale a presenziare ad eventi non certo di studio, che sono già ampliamente pubblicizzati e non corrono alcun rischio di essere ignorati da chi, in coscienza, legittimamente decidesse di presenziarvi. In tal senso, infine, questa email viene inviata contemporaneamente a tutti i presidenti di Scuola, al Garante, ad alcuni uffici, rappresentanti di organi, segreterie e professori dell’Ateneo: per rendere questo scambio di opinioni pubblico e aperto all’Ateneo ed i suoi componenti.”

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Comprendiamo che il Rettore sia un uomo occupato, e che anche la sua Segreteria sia stata occupata, non solo per la visita del papa, ma anche per l’emergenza case a Bologna e per l’implementazione del nuovo sistema di tassazione dell’Università. Non ci è facile comprendere come, invece, una persona così occupata non abbia nemmeno una email di cortesia da inviare in automatico a chi lo contatta, soprattutto se a contattarlo non è un privato qualsiasi o uno studente ma una associazione.

Noi dell’UAAR siamo noti per la nostra perseveranza, non siamo certo tipi che ci arrendiamo facilmente. Abbiamo quindi ritentato un altro contatto con il Rettore, questa volta inviando l’email in forma meno pubblica, soltanto a lui ed al suo ufficio, e più snella, così da non richiedere praticamente alcun sacrificio di tempo a chi si deve occupare dell’intero Ateneo di Bologna,  il 2 novembre:

Magnifico Rettore,

a scriverLe è nuovamente l’UAAR di Bologna, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, associazione di promozione sociale iscritta nel Registro Nazionale presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e promotrice della tutela dei diritti civili in un’ottica laica e garantista.

Rileviamo come il Suo ruolo di rappresentatività dell’intero ateneo sia venuto meno nel momento in cui, durante l’incontro con il papa, a proposito del quale Le scrivemmo via email il 19 settembre scorso senza ricevere risposta, non ha esitato ad ergersi a rappresentante dell’intera comunità universitaria, lasciando intendere in più passaggi che la comunità stessa sia tutta composta da credenti nella fede cristiana e che l’accoglienza dei richiedenti asilo all’Università sia il portato di una caritas cattolica che tutti accomuna, piuttosto che ispirata, per esempio, dal principio di solidarietà richiamato dalla Costituzione e dai trattati internazionali di cui l’Italia è promotrice.

Per questo La invitiamo ancora a considerare le nostre istanze ispirate dal principio di laicità, per rendere un luogo come l’università uno spazio di libertà pieno, senza imposizioni di simboli o ideologie – come, invece, purtroppo vengono percepite tutte quelle pratiche discriminatorie che abbiamo denunciato nei nostri precedenti interventi.

Le ricordiamo, infatti, che numerosi e autorevoli studi statistici internazionali, nazionali, ed anche comunali, dimostrano come non solo il numero dei non credenti è sempre più elevato, soprattutto tra i più giovani, ma che anche la diversità culturale dovuta ai processi di globalizzazione e immigrazione degli ultimi anni – e che ha ampiamente interessato la città di Bologna – fa sì che tra gli iscritti e tra i dipendenti dell’Ateneo siano presenti svariate confessionalità, inclusa l’a-confessionalità. Senza tenere in conto, tra l’altro, che l’elemento di internazionalizzazione dell’Università, dovuto ai grandi contatti che nel tempo l’Alma Mater è riuscita ad instaurare con atenei da tutto il mondo, viene tradito quando l’imposizione della religione cattolica nei luoghi di studio lede la libertà d’espressione e l’autodeterminazione dell’individuo.

Certi di una Sua risposta, porgiamo distinti saluti.

Ad ormai più di due mesi dalla prima email, quasi due mesi dalla visita del Papa cattolico romano e quasi un mese dalla seconda email, direi che possiamo tutti tra direi che chiunque può trarre le proprie conclusioni senza ulteriori commenti sulla faccenda da parte nostra. Noi possiamo dirvi che il nostro desiderio di laicità all’interno dell’Ateneo di Bologna non si fermerà di certo davanti ad una porta chiusa.

Per questo restiamo aperti a vostri commenti o suggerimenti sulle nostre iniziative e saremo lieti di ascoltarli anche di persona ogni sabato presso la nostra sede dalle 10 alle 12 al Cassero LGBT Center di Bologna in Via Don Minzoni 18, Bologna, oppure al nostro OPEN DAY sempre presso la nostra sede il 2 dicembre dalle 10 alle 15!

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