Domenica 25 ottobre 2009, in via Altabella, era presente per il secondo anno e per la seconda volta nello stesso mese, un tavolo informativo UAAR sullo sbattezzo.
Lo sbattezzo è l’espressione dell’elementare diritto, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e riconosciuto in Italia da un provvedimento del Garante per la privacy, di poter abbandonare una confessione religiosa. Nel caso specifico, di non essere più considerati dallo Stato come “sudditi” della Chiesa, “obbedienti” e “sottomessi” alle gerarchie ecclesiastiche, come recita il Catechismo.
Sono stati 49 i cittadini bolognesi che il 25 ottobre, in occasione della seconda giornata dello sbattezzo e grazie all’assistenza della UAAR, hanno potuto spedire la raccomandata di cancellazione degli effetti civili del battesimo. E sempre grazie alla nostra presenza, sono state raccolte centinaia di firme per la delibera di iniziativa popolare sull’istituzione del registro dei testamenti biologici presso il Comune di Bologna promossa dalla Rete Laica Bologna, a cui l’UAAR aderisce e partecipa. Tra queste anche quella di una signora che, ci ha dichiarato, “vado a messa tutte le domeniche, ma non voglio finire come Eluana Englaro”.
Qualcuno però non voleva permettere che questi servizi fossero forniti ai cittadini. Servizi, lo sottolineiamo, che discendono da norme e principi costituzionali a salvaguardia di diritti fondamentali: la libertà di religione e dalla religione, il diritto di partecipare al processo democratico, la libertà di espressione.
La mattina di domenica scorsa è infatti intervenuta prima la Digos, verso le 10:30, ad identificare i nostri volontari e a chiedendoci di sgomberare. Esibito loro il regolare permesso del Comune di Bologna, la Digos ha ceduto il posto ad una pattuglia della Polizia Municipale. Di nuovo c’è stata l’identificazione dei nostri volontari, e la richiesta di sgombero. E di nuovo abbiamo esibito il permesso concesso dell’autorità competente, rimanendo sul posto in attesa di un verbale o una qualsiasi motivazione che rendesse tale permesso illegittimo.
Per capire come e perché nella nostra città si voglia limitare la libertà di espressione, e in modo specifico alla nostra associazione, oggi abbiamo richiesto all’urp del Comune la copia della relazione d’intervento della Polizia Municipale. Ci chiediamo soprattutto chi ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine: la nostra sensazione è che gli agenti non avessero affatto chiaro perché dovesse essere sgomberato un semplice e conosciuto tavolo informativo dotato di tutti i permessi (sono anni che l’UAAR, associazione di promozione sociale riconosciuta dal Ministero, si confronta a Bologna e in tutta Italia con i cittadini sulle proprie campagne).
Conoscevamo, e conoscevano gli uffici competenti, l’esistenza di un provvedimento del Prefetto di Bologna che, in accordo con il sindaco, stabiliva il divieto di cortei e manifestazioni nelle principali piazze e vie della città, ogni sabato dalle 14 e ogni domenica. Divieto che, calpestando i diritti di cittadini atei e agnostici, delle loro associazioni ed anche delle confessioni di minoranza, non vale per le manifestazioni religiose “tradizionali“. Questa discriminazione, a nostro avviso anticostituzionale e indegna di un paese civile, dovrebbe essere rimossa. Di certo non può e non deve essere estesa a semplici tavoli informativi e di raccolta firme, svolti ai sensi e per l’applicazione di norme dello Stato.
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