Dopo l’analisi dei dati relativi al 2010, il Circolo Uaar di Bologna ha esaminato l’Albo dei beneficiari delle regione Emilia Romagna dell’anno 2011. Il resoconto dell’indagine mostra che il totale erogato a favore di enti a carattere religioso ammonta a 1.896.573,58 euro.
In prima posizione spiccano gli oltre 416.000 euro devoluti alla Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. Assieme a quelle di Rimini, Cesena e Piacenza-Bobbio alle diocesi arrivano 639.772,54 euro di fondi regionali. Numerose anche le parrocchie e le confraternite che ricevono erogazioni a svatiato titolo, spesso per attività di oratorio.
Immancabile il contributo che la nostra regione devolve alla kermesse ciellina: nel 2011 sono stati 30.000 gli euro devoluti al “Meeting” di Comunione e Liberazione.
Alcuni contributi sembrano più meritevoli, come quelli a favore di enti assistenziali. Vi sono ad esempio 231.000 euro devoluti al Charitas APS di Modena, che si sostiene con rette pagate da ASL e Comuni. È il sistema sussidiaristico, dove i soldi sono pubblici, ma i membri del CdA sono storicamente nominati “su proposta Arcivescovile“.
Resta inteso che i contributi regionali agli enti a carattere religioso non si fermano certo qui. Oltre al finanziamento alle scuole private paritarie cattolicamente orientate, ricordiamo che la regione Emilia Romagna paga, con oltre due milioni di euro l’anno, l’assistenza religiosa cattolica negli ospedali, che molti cittadini pensano ingenuamente sia svolta a titolo di volontariato da preti e frati che transitano tra le corsie.
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Oltre ai costi pubblici per l’assistenza religiosa negli ospedali e per le scuole private paritarie cattolicamente orientate, la regione Emilia Romagna usa i fondi di tutti per finanziare direttamente enti religiosi.
Nei mesi scorsi il circolo Uaar di Bologna ha esaminato l’Albo dei beneficiari regionale relativo all’anno 2010.
Pubblichiamo ora il resoconto dell’indagine, da cui emerge che il totale erogato a favore di enti a carattere religioso ammonta a 2.333.340,17 euro. Non è escluso che la somma possa essere superiore: erogazioni a beneficiari con scopi confessionali non evidenti potrebbero essere sfuggite.
Oltre ai prevedibili sussidi alle parrocchie per campi estivi e oratori (“attività educative e di aggregazione a favore di adolescenti e giovani”), spicca il finanziamento di oltre 486.000 euro alla Provincia di Cristo Re e dei Frati Minori per la “realizzazione di interventi di edilizia sovvenzionata” e per “organizzazione di convegni”. Si succedono poi finanziamenti a fondazioni, enti ecclesiastici, case di riposo e associazioni tutte caratterizzate dalla connotazione religiosa delle loro attività: tra questi citiamo i 50.000 euro di sussidio pubblico per il Meeting di CL.
Particolarmente scandaloso il fatto che, con la crisi all’orizzonte, la Regione Emilia Romagna si sia preoccupata di finanziare enti miliardari e già ampiamente sussidiati dallo Stato: come se ne avessero bisogno, la Conferenza Episcopale Italiana (che ha sede a Roma) ha ricevuto 1.500 euro e le sole arcidiocesi di Bologna e Modena 74.884,05 euro.
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È notizia di oggi che la Curia di Bologna ha ereditato 1,7 miliardi di euro oltre alla FAAC, azienda che fattura 200 milioni di euro l’anno.
Miliardi che piovono su una organizzazione già ricchissima (si veda l’inchiesta di Repubblica del 2010) che può però permettersi da un lato di non pubblicare bilanci e rendiconti verificabili e dall’altro di batter cassa e ottenere sussidi pubblici dalle istituzioni della Repubblica.
Il circolo UAAR di Bologna si rivolge ai quartieri, al Comune, alla Provincia di Bologna affinché interrompano immediatamente qualsiasi finanziamento pubblico alla Curia e agli enti ad essa collegati. È inaccettabile versare i soldi delle tasse dei cittadini ad una organizzazione già ricchissima e che ora diventa super-miliardaria, e farlo in nome del principio equivoco della sussidiarietà si dimostra sempre più una beffa.
In particolare chiediamo che il Comune di Bologna azzeri da subito i finanziamenti all’edilizia di culto e alle scuole private cattolicamente orientate, destinando tali fondi ai nidi, all’edilizia scolastica e alle scuole paritarie comunali. La Curia di Bologna ha incredibili risorse economiche per sostenere i suoi progetti e tutelare il suo sterminato patrimonio immobiliare: non è davvero più il caso di “sussidiarla”.
Denunciamo anche lo sperpero di denaro pubblico operato dalla Regione Emilia Romagna, che spende oltre 2 milioni di euro l’anno per retribuire “assistenti religiosi” che, nominati dai vescovi, circolano tra le corsie ospedaliere sembrando volontari. Chiediamo che la Regione assuma infermieri e medici al posto di preti, suore o assistenti religiosi cattolici, i quali debbono e palesemente possono essere sostenuti solo dalle offerte dei fedeli e dalle casse della Curia.
Il circolo UAAR di Bologna
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Il Circolo UAAR di Bologna, associazione di promozione sociale che ha nei propri scopi l’affermazione del supremo principio costituzionale della laicità della scuola pubblica, aderisce a L’Urlo della scuola.
L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti invita il mondo della scuola ad aprire gli occhi: non è più tempo di tacere sul carattere confessionale delle controriforme della scuola.
Sosteniamo una scuola all’avanguardia, laica e libera, che non può avere al suo interno l’ora di religione cattolica e non può essere gestita da diocesi o moschee con i soldi di tutti i cittadini.
Mai come ora la laicità della scuola della Repubblica è sotto attacco.
Una manovra di lungo corso, intrapresa da governi di centrodestra e di centrosinistra uniti nel sottrarre risorse alla scuola pubblica per finanziare scuole private cattolicamente orientate, smerciando questa operazione politica come “sussidiarietà”.
Manovra che ha sempre visto il fattivo contributo di Elena Ugolini che ora ne diventa attrice primaria come sottosegretaria all’istruzione nel governo Monti-Bagnasco.
Sono noti i suoi simpatici pic-nic col card. Caffarra che esplicitamente affermò che “lo Stato ha solo un ruolo sussidiario e non ha, non deve e non può aver un compito di responsabilità educativa: sarebbe la dittatura”.
La scuola pubblica è tagliata ovunque, tranne che nell’insegnamento della religione cattolica, impartito in conformità della dottrina della Chiesa Cattolica da insegnanti scelti dal vescovo e pagati dallo stato, che ha visto 13.880 assunzioni in ruolo per una materia facoltativa.
Non è solo questione di portafogli: è in ballo la libertà di coscienza. Sempre più famiglie bolognesi sono costrette dalle istituzioni ad affidare i propri figli a scuole confessionali finanziate con fondi pubblici, che ora sono cattoliche ma domani saranno ovviamente anche islamiche o, perché no, di partito.
Paolo Marani
Coordinatore del Circolo UAAR di Bologna.
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