COMUNICATO STAMPA
Aborto farmacologico. Una conquista da difendere.
Al via anche a BOLOGNA e provincia la nuova campagna dell’Uaar
Da oggi al via anche a Bologna e Imola la nuova campagna dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) Aborto farmacologico: una conquista da difendere, che vede come testimonial Alice Merlo, una giovane donna che nei mesi scorsi ha raccontato la propria esperienza in un post su Facebook denunciando che i «maggiori problemi legati all’ivg sono le dinamiche colpevolizzanti, la riprovazione sociale per aver fatto quella scelta, l’imposizione del senso di colpa e del dolore».
Dopo il Lazio e altre regioni, la campagna prende il via oggi anche nei territori di Bologna, Casalecchio di Reno e Imola. I manifesti pubblicitari saranno affissi per 15 giorni in via Caravaggio tra Bologna e Casalecchio, via 63° Brigata Bolero a Casalecchio, via Graziadei (rotonda piscina comunale) a Imola, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica in materia di aborto farmacologico.
A Bologna abbiamo tentato di affiggere i manifesti anche all’ingresso dell’ospedale Maggiore, ma l’AUSL di Bologna non ha preso in esame la richiesta: manca da lunghissimo tempo l’affidamento a una società esterna della gestione della raccolta pubblicitaria e l’AUSL rinuncia a gestirla in maniera diretta. Comprendiamo il momento di difficoltà della sanità pubblica, ma proprio per questo il disservizio comporta non solo un mancato incasso per l’AUSL, ma anche un ostacolo a veicolare corretta informazione sui diritti delle donne per l’aborto farmacologico. Una possibilità che proprio in periodo di lockdown dovrebbe essere pienamente e liberamente accessibile, per evitare ricoveri non necessari.
«Anche se abbiamo un’ottima sanità in Emilia Romagna, storture proprio come questa delle affissioni al Maggiore raccontano una realtà che ancora arranca nell’essere completamente aperta alla diffusione di informazioni corrette, anche solo per mancanze e lungaggini burocratiche» dichiara il coordinatore del circolo UAAR di Bologna, Andrea Ruggeri. «Oltre alla concessione di spazio a gruppi antiabortisti nei consultori, le intrusioni clericali e reazionarie nel sistema sanitario sono un ostacolo all’accesso libero alla Ru486, così come a tante altre prestazioni. A volte siamo illusi che qui le cose funzionino meglio perché Bologna è stata un passo avanti sui diritti civili e sociali rispetto ad altre parti d’Italia. Purtroppo quella storia non è più al passo coi tempi, perché – anche se è difficile fare un conto o reperire informazioni – esistono sacche di resistenza reazionaria anche nelle strutture ospedaliere o in alcuni punti farmaceutici. Per non parlare poi della provincia, con tutte le difficoltà delle piccole comunità. Per questo è importante lavorare anche su questo territorio, anche all’indomani dell’8 marzo: la nostra lotta continua».
Via Caravaggio, Bologna
Via Graziadei, Imola
Via 63° Brigata Bolero, Casalecchio di Reno
Spazi inutilizzati, ospedale Maggiore, Bologna
varie aborto, attività del circolo, ru486