Imola, risposta Uaar all’omelia omofoba
Il Resto del Carlino riportava che nell’omelia di domenica scorsa, proprio in occasione della festa cattolica della famiglia, il parroco della chiesa del Piratello avrebbe attaccato pesantemente gli omosessuali. Gli stessi fedeli si sarebbero indignati, raccontando che il parroco avrebbe apostofato i gay quali «‘questi’, ‘tenebrosi’ o cattiverie simili, ricordando anche il Vecchio Testamento che puniva gli uomini che andavano con altri uomini con la lapidazione».
Sul Carlino di oggi viene dato spazio alla risposta dell’Uaar, a cura del delegato imolese Roberto Vuilleumier, che osservando come sarebbe stato opportuno citare «i periodi in cui il cristianesimo i sodomiti li bruciava vivi», rivendica quanto «una legge anti-omofobia servirebbe a questo Paese».
Il testo dell’articolo è consultabile sul sito del Carlino.
Di seguito riportiamo il testo dell’intera lettera indirizzata al giornale dall’Uaar di Imola.
Grazie al fenomeno della secolarizzazione, quindi grazie all’istruzione e quindi alla diminuzione della diffusa ignoranza che allontana finalmente l’uomo dal comportamento sacrale ed al dogmatismo senza senso, il potere politico della Chiesa pur se lentamente, diminuisce inesorabilmente.
Fuori tempo più che fuori luogo sono quindi le dichiarazioni del “parroco ignorante del Piratello” che avrebbe fatto quasi meglio, visti i 30 anni ormai passati dalla presa di posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (non l’Onu!) che ha tolto l’omosessualità dall’elenco dei disturbi comportamentali, a citare semmai i periodi in cui il cristianesimo i sodomiti li bruciava vivi. Come il razzismo, l’omofobia si può manifestare con atteggiamenti negativi, insultanti e discriminatori che possono arrivare o incitare alla violenza.
Il nostro paese al riguardo è rimasto indietro non per dimenticanza, ma proprio per via della forza politica della Chiesa e pur introducendo con la legge Mancino misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa, si è “dimenticata”, per così dire, delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale.
Una legge anti omofobia servirebbe a questo paese, per “curare” invece i gravi comportamenti discriminatori anche degli esponenti della Chiesa, che non si limitano a raccontare “storie” fantastiche ma che tentano di farle passare per vere ad ogni costo, “pur calpestando la dignità umana”.
La vera vergogna, al di là delle fantasie di questi “parroci”, sta nell’insegnamento all’omofobia ai bambini, che avviene durante l’ora di religione e durante il catechismo anche da loro preposti «appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, poiché la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”», e sono dunque contrari «alla legge naturale» (benché l’omosessualità sia riscontrabile in natura anche in centinaia di specie animali diverse).
Mentre come al solito chissà perché la politica latita.Roberto Vuilleumier
Delegato Uaar per Imola e Castel San Pietro